Fortini · Lettera n. 367
- Mittente
- Fortini, Franco
- Destinatario
- Calvino, Italo
- Data
- 5 dicembre 1958
- Luogo di partenza
- [Milano]
- Luogo di arrivo
- [Torino]
- Lingua
- italiano, tedesco
- Incipit
- Caro Calv., ho torto a metà. 'Far guerra alla terra' non era così 'poetico' come dici.
- Explicit
- La carne rincara nei nostri quartieri, | i tamburi battono forte, | dio mio, se hanno in mente qualcosa, | sarà stanotte. | E così correggi. Tuo | Fortini
- Regesto
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Fortini ha «torto a metà»: «Far guerra alla terra» non era "poetico" come dice Calvino [a Fortini, 4 dicembre 1958, n. 366], ma rendeva la tensione fra l'etimo di «kriegen» e il senso "radicale" di «Grund und Boden» (che si usa soprattutto con verbi che significano “spiantare”, “sradicare”, “distruggere” e si traduce con endiadi come «campi-e-terre, case-e-terreni, baracca-e-burattini»). «Kriegen» significa «fare acquisto armi alla mano» (cfr. Gerusalemme, [I, I], verso 4 [«molto soffrì nel doloroso acquisto»]); di qui, «far guerra alla terra-mondo».
Nel correggere la strofa («Mio fratello è un conquistatore. | Il popolo nostro ha bisogno | di spazio; e prendersi terre su terre, | da noi, è un vecchio sogno»), Fortini ha scelto di non rinunciare alla rima né all'enjambement (già in Fertonani [Io, Bertolt Brecht, 1956, pp. 155-156]), di enfatizzare "fascisticamente" «il popolo nostro», di evitare «nuove» (aggiunta inappropriata di Corazza) e di sostituire la resa semplicistica «prendere la terra/le terre» (socialisticheggiante) con «prendersi», più vicino alla «rozzezza» di «kriegen» (scartato «pigliarsi» per motivi ritmici). «Terre su terre» ricalca il tedesco, rende il senso dell'afferrare e della mobilità.
Per Fortini Brecht non si riferiva alle migrazioni germaniche, ma alle cavallerie dei Franchi («di terra passarono in terra» [Adelchi, atto III, coro, v. 43: “A torme, di terra passarono in terra”]) o di Moltke o di Von Stuck. Questo sarebbe il «Traum», anche se il motto hitleriano allude a terre da coltivare e colonizzare, non da bruciare.
Fortini ha ottenuto questo risultato dopo tre ore di confronto con Ruth e i dizionari, ma sa di non avere la finezza di Cases (pari a quella di un tedesco) e di essere incappato in forzature e svarioni.
Quanto al dubbio sul primo verso del ritornello [«Das Fleisch schlägt auf in den Vorstädten | Die Trommeln schlagen mit Macht | Gott imHimmel, wenn sie etwas vorhätten | Wäre es heute Nacht»] della poesia di Maria Sanders [cfr. Fortini a Calvino, 14 marzo 1958, n. 347], consultati due del Berliner Ensemble, Fortini ha appreso che «aufschlagen» significa «salir di prezzo», «rincarare» e non «sobbalzare» come aveva tradotto un francese. Da ciò si intende che a parlare è la vox populi della periferia, dove la carne rincara e dove abita la Sanders. Ma, scartando «periferia» per ragioni metriche, «sobborghi» e «fuori porta» per motivi di gusto, Fortini ha optato per «nei nostri quartieri», piuttosto confacente al "punto di dizione" della vox populi: «La carne rincara nei nostri quartieri, | i tamburi battono forte, | dio mio, se hanno in mente qualcosa, | sarà stanotte».
- Testimoni
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Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»), 372
Originale, dattiloscritto.Fogli sciolti, mm 280 x 210, 1.Lettera firmata, firma autografa, correzioni.
Note: Carta intestata «Fortini, v. Novegno, 1. Milano. 410417» .
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Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»), 372
- Edizioni
Mio fratello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno
di spazio; e prendersi terre su terre,
da noi, è un vecchio sogno
Caro Calv., ho torto a metà. ‘Far guerra alla terra’ non era così ‘poetico’ come dici. Era intenzionale tensione fra l’etimo di kriegen e il senso ‘radicale’ che c’è in Grund und Boden (si usa soprattutto per spiantare, sradicare, distruggere: campi-e-terre, case-e-terreni, baracca-e-burattini, endiadi). Kriegen è ‘fare acquisto armi alla mano’ (cfr. Gerusalemme, verso 4). Di qui far guerra alla terra-mondo. Decido di non rinunciare alla rima né all’enjambement (che è già in Fertonani), di enfatizzare fascisticamente ‘il popolo nostro’, di non mettere come il Corazza ‘nuove’, che non c’entra, né semplicemente ‘prendere la terra’ o ‘le terre’ che fa pensare a qualcosa di socialistico, e di metter ‘prendersi’ come più prossimo alla rozzezza di kriegen (meglio ‘pigliarsi’, ma mi spostava male l’accento). ‘Terre su terre’ contiene lo stesso duplicato del tedesco, dà il senso dell’arraffare e della mobilità. Seguito però a credere che non pensasse B.[recht] alle migrazioni germaniche bensì alle cavallerie dei Franchi (‘di terra passarono in terra’) o di Molkte o di Von Stuck. Questo è il ‘Traum’, anche se il motto hitleriano vuol essere allusivo di terre da coltivare o colonizzare non da bruciare.
Tuttavia non pretendo di aver ragione, lontanissimo come sono dalla capacità di sentire sfumature che solo un Cases o un tedesco potrebbe intendere. Son giunto a questa variante dopo ben 3 ore di discussioni con Ruth e i dizionari. Non che forzature, debbo pur aspettarmi che nelle mie traduzioni brechtiane ci siano veri e propri svarioni.
Nota bene: nella poesia di Maria Sanders il primo verso dei ritornelli non era a posto. Consultati due del Berliner Ensemble, aufschlagen è ‘salir di prezzo’ ‘rincarare’ non ‘sobbalzare’ come aveva inteso un traduttore francese e come dava un senso accettabile. Allora è chiaro che il ritornello è vox populi, che parla dalla periferia dove la carne rincara e dove abita la Sanders. Dunque non potendosi per ragioni metriche dire ‘periferia’, né, per motivi di gusto, ‘sobborghi’ o ‘fuori porta’, m’è parso che dire ‘nei nostri quartieri’ esprimesse piuttosto bene il ‘punto di dizione’ della vox populi. E il ritmo giusto, senza eccessive cacofonie, mi pare sia
La carne rincara nei nostri quartieri,
i tamburi battono forte,
dio mio, se hanno in mente qualcosa,
sarà stanotte.
E così correggi. Tuo
Scheda di Elena Arnone | Ultima modifica: 13 febbraio 2020
Permalink: https://epistulae.unil.ch/projects/fortini/letters/367