Fortini · Lettera n. 315
- Mittente
- Calvino, Italo
- Destinatario
- Fortini, Franco
- Data
- 28 maggio 1957
- Luogo di partenza
- Torino
- Luogo di arrivo
- Milano
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Caro Fortini, mi dicono di scriverti perché ti lagni con noi che Asia maggiore non ha avuto la risonanza che meritava.
- Explicit
- Più le cose del mondo vanno male, meglio si scrive! Evviva! | tuo Calvino
- Regesto
-
La scarsa risonanza di Asia Maggiore [cfr. Fortini a Giulio Einaudi Editore, 18 maggio 1957, n. 313], che la casa editrice ha lanciato ben più di altre novità italiane, è dovuta a un triste fenomeno del '56: i libri che toccano la politica sono ignorati dalla stampa italiana. Il direttore della «Stampa» non vuole recensioni, e gli articoli dei collaboratori letterari (specialmente Antonicelli ed escluso, forse, Bo) sono spesso respinti. L'amarezza di questa lettera e di un'altra precedente di Fortini [a Foà, 22 aprile 1957, n. 307?] è un'ottima cosa in un'«epoca buia», che può solo peggiorare. Unica consolazione, la brevità della vita. Calvino può finalmente abbandonarsi a un'assoluta misantropia, che scopre corrispondere alla sua vera natura. Fortini invece sembra ancora «ansioso di chissacché».
Calvino crede di avere ben condensato i suoi sentimenti nel Barone rampante, che doveva essere, ed è, un «libro bruttissimo». Lo farà avere a Fortini, benché Fortini non gli mandi i suoi libri di poesie. Ora scrive un altro lungo racconto molto diverso, tra Henry James e Silvio Guarnieri.
Si scrive perché non si ha altro da fare, impossibile scrivere bene o utilmente: «la letteratura è morta». Conclude: «Più le cose del mondo vanno male, meglio si scrive! Evviva! […] Siamo alla fine di maggio e continua a piovere. Ah, ah!». - Note
Lettera siglata C.lt
Sia la copia spedita in AFF, sia la copia trattenuta in AE presentano interventi aut. a penna. In più, la prima presenta tre aggiunte verso la fine, assenti nella seconda.
- Testimoni
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Siena, Centro Studi Franco Fortini, Franco Fortini, Corrispondenza, scatola III, cartella 9, Italo Calvino a Franco Fortini, 18
Originale, dattiloscritto e manoscritto.Fogli sciolti, 1.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura, correzioni.
Note: Carta intestata «Giulio Einaudi editore».
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Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»), 324
Copia, dattiloscritto.Fogli sciolti, mm 280 x 220, 1.Indirizzo presente, correzioni.
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Siena, Centro Studi Franco Fortini, Franco Fortini, Corrispondenza, scatola III, cartella 9, Italo Calvino a Franco Fortini, 18
- Edizioni
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- Calvino 2000, pp. 488-489
Caro Fortini,
mi dicono di scriverti perché ti lagni con noi che Asia maggiore non ha avuto la risonanza che meritava. È infatti una delle tante esperienze tristi del ‘56 quella che i libri che in qualche modo toccano la politica non vengano recensiti e discussi dalla stampa italiana. La politica nei giornali entra come "notizia" o come servizi giornalistici veri e propri. Là dove il libro vuole approfondire gli argomenti del giornale, il giornale gli volta le spalle. Per Asia maggiore abbiamo fatto un lancio ancor superiore a quello che siamo soliti fare a tutte le nostre novità italiane e certo non puoi incolpare noi di negligenza. È un fenomeno generale, purtroppo. Della "Stampa" è inutile parlarne: il direttore non vuole recensioni e gli articoli dei collaboratori letterari (tranne, credo, Bo) restano dei mesi ad aspettare e poi vengono respinti (Antonicelli è il più malmenato da questa situazione).
Vedo nella tua lettera e in una precedente un accento d’amarezza. Ottima cosa: viviamo un’epoca buia, non c’è assolutamente nulla che vada bene e non c’è da consolarsi che nel pensiero della brevità della vita. In questa situazione io sto benissimo, devo dire, e mi abbandono finalmente a una totale misantropia, che scopro corrispondere pienamente alla mia vera natura.
Tu invece mi sembri ancora ansioso di chissacché. Ah, ah! Andrà sempre peggio.
Ho scritto un libro, quello di cui ti parlavo: Il barone rampante, in cui forse sono in parte riuscito ad esprimere questi concetti. È venuto un libro bruttissimo, in confidenza, come appunto doveva essere. Te lo manderò, benché tu non mi mandi i tuoi libri di poesie. Adesso scrivo un altro lungo racconto, tutto diverso, qualcosa tra Henry James e Silvio Guarnieri.
Più le cose del mondo vanno male, meglio si scrive! (meglio nel senso che si scrive e non si ha altro a che pensare, non nel senso che si scrive bene o utilmente. La letteratura è morta). Evviva!
Tuo Calvino
Siamo alla fine di maggio e continua a piovere. Ah, ah!
Scheda di Elena Arnone | Ultima modifica: 22 ottobre 2019
Permalink: https://epistulae.unil.ch/projects/fortini/letters/315