Ariosto · Lettera n. 99
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Alfonso I d'Este, duca di Ferrara
- Data
- 13 luglio 1523
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Ferrara
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Molte diferentie di confine mi dànno grandissimo travaglio
- Explicit
- Pur vostra excellentia farà il suo parere
- Regesto
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Per ubbidire al duca, Ariosto cerca di placare le rappresaglie e le liti sui confini garfagnini. In un caso ha dovuto fare ricorso ai signori di Lucca per una controversia fra le Fabbriche e Gello, e scrive di non aver ricevuto indicazioni da Alfonso (che, al momento della prima richiesta di aiuto, era in viaggio). Scrive ancora del bestiame sottratto sul confine tra Vagli e Pietrasanta Seppure malvolentieri, adducendo molte motivazioni che avrebbero giustificato una sua scelta di non intraprendere il viaggio (la malafede del capitano di Pietrasanta, la lontananza del luogo, la via pericolosa), scrive di essersi messo in cammino verso il confine, ma di essere stato colto dal temporale più terribile degli ultimi dieci anni. Questo gli aveva impedito di presentarsi sul luogo dell’appuntamento, sebbene dall'altra parte del monte Pania della Croce non fosse scoppiato alcun temporale. Ariosto è però contento di non essere andato, avendo poi scoperto che il capitano era arrivato con duecento persone armate. Ha quindi provato a insistere per ottenere indietro il bestiame, inviando un messo, che però era tornato con la lettera. Cerca quindi di convincere il duca a intervenire, accennando ai numerosi svantaggi conseguenti a un'ipotetica presa fiorentina dei comuni sul confine. Si augura, in chiusura, di avere supporto, oppure che la questione venga affidata a Lucca o a Sarzana.
- Testimoni
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 30, ins. 29, cc. 44-45
Originale, manoscritto autografo.Fogli sciolti, 1 bifolio.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura, segno di sigillo.
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 30, ins. 29, cc. 44-45
- Edizioni
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- Cappelli 1864, lettera n. 3, 207-209
- Ariosto 1887, lettera n. 88, 155-160
- Sforza 1926
- Ariosto 1965, lettera n. 99
- Ariosto 1984b, lettera n. 99
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Cabani 2016 = Maria Cristina Cabani, «Qui vanno gli assassini in sì gran schiera» Ariosto in Garfagnana, Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, 2016
- Nomi citati
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- Capella, abitanti
- Capitaneato di Pietrasanta
- Ercole II d'Este, duca di Ferrara
- Firenze, abitanti
- Gello, abitanti
- Granduccio, Achille
- Isabella di Sigismondo d'Este
- latore della missiva
- Lucca, abitanti
- Lucca, Anziani di
- Malaspina, Ricciarda
- Mercatello, Pier Antonio
- Pietrasanta, abitanti
- Rucellai, Nicolò
- Santucci, Santuccio
- uomini delle Fabbriche
- uomo delle Fabbriche imprigionato a Lucca
- Vagli, abitanti
Illustrissimo et excellentissimo Signor mio,
molte diferentie di confine mi dànno grandissimo travaglio, c’havemo con fiorentini da un canto et con luchesi da l’altro
tutto il dì fanno ripresaglia hor d’homini hor di bestiami, questi homini si dolgono et vorebbono fare il simile contra di loro, io per ubidir vostra excellentia li tengo repressi hor con admonitioni hor con minaccie, perché non usino la violentia, ma questo nostro troppo rispetto fa li adversarij più ogn’hora insolenti et arroganti, ché quello che noi facemo per bontade et desiderio di vivere in pace, essi extimano che sia per viltade, et ogni dì si fanno più inanzi et trattano li subditi di vostra excellentia come fussino lor schiavi.
A’di passati mi dolsi de’ Signori luchesi c’havevano ritenuto uno da le Fabriche per XV lire che volevano et vogliano che li homini dale Fabriche paghino l’anno per colta alli loro homini di Gelo, facendo lor fondamento ne le confine che già messer Pier Anton Mercatello pose tra il tenitoro di vostra excellentia et il loro,
io n’ho scritto a vostra excellentia et mandatoli alcune copie, ma nel tempo ch’ella si è ritrovata essere fuor di Ferrara, dal Signore Don Hercole mi fu risposto che alla tornata di vostra excellentia, sarei Instrutto di quanto circa questo io havessi a fare, et così ne aspetto risposta,
in questo mezo ho pregato li Signori luchesi che lascino quel huomo da le Fabriche che havevan prigione finché vostra excellentia sia ritornata e m’habbia avisato del suo parere circa ciò, et così son stati contenti di relassarlo con promessa di ritornare in capo d’un mese ne le lor forze, mi è parso di darne per questa un poco di ricordo, acciò che quella non credessi che la cosa non fossi di molta importantia:
ma questa cosa anchora che molto importi, non importa quanto un’altra diferentia che è fra li homini dela Capella del Capitaneato di Pietrasanta, et li nostri de Vagli di sopra.
Il Commune dela Capella ha fatto represaglia de una gran quantità di bestie grosse ritrovate pascere in un luogo confinale fra essi et li nostri di Vagli, et secondo l’instrumento che li homini di Vagli m’hanno exhibito et secondo che anchora in fatti ho mandato a vedere son certo che tal bestiame è stato tolto su quello che è di nostra Iurisditione, et non de la loro,
io n’ho scritto al capitano di Pietrasanta, et dolutomi che non faccia observare quello che per lo instrumento pare che già gran tempo fosse stabilito, esso mi scrisse indrieto, che ad un certo dì constituito io mi ritrovassi sul loco, a vedere le ragioni d’una parte et de l’altra, et che intanto voleva ritenere le bestie acciò che ritrovandosi li nostri homini haver passato su le confine e lochi loro ne fussino puniti: et appresso mi scrisse ch’io andassi con poche persone che esso farebbe il simile per fuggire li tumulti e li scandali.
Io quantunque mai volentieri mi trovassi a questa disputa, conoscendo che questo Capitano di Pietrasanta è Doctore et era per menar seco dottori et notari di che intendo in quel luogho esserne copia, et io non havevo chi menar meco perché il capitano de la Ragione non ci voleva venire per essere via di più di XV miglia la più aspra che sia in questo paese et è impossibile che possa farsi a cavallo, et esso per essere huomo grave non può né vuole andare a piedi, né altro dottore è in tutta Grafagnana se non messer Achile che gravissimamente è amalato, pur mi disposi di andare: et così una domenica circa a XX hore mi mossi per ire quella sera ad albergare a Vagli et ritrovarmi il luni che era il giorno constituito sul luogo il quale è alla summità di Petrapania,
fosse naturale accidente o fosse volontà di Dio a quell’hora si levò il più horribil tempo che fosse già dieci anni in questo paese, siché le fulmini amazzaro quel giorno homini et bestie, et fu la maggior pioggia et la più lunga che da questi tempi fosse mai, durò senza intermissione tutto il giorno et gran pezzo dela notte.
L’altro dì quando il tempo cominciò ad rischiararsi, e ch’io mi vòlsi movere mi venne un messo che’l capitano dì Pietrasanta era stato sul luogo, il che poté fare agevolmente per esservi molto vicino, et intendo che da quel canto non era stato alcun mal tempo, né anchora che fossi stato buon tempo ci vorei essere ito, perché intendo che contra l’ordine dato vi era venuto con forse ducento persone armate et vi haveva appresso cento schoppitieri, et havea mostrato di venire più per combattere et ottenere per forza, che per vedere di equità,
io sùbito gli mandai un messo ch’era de li homini di Vagli con la inclusa lettera, et come vostra excellentia potrà vedere lo pregavo che restituissi queste bestie, esso non si è degnato di darmi altra risposta, anzi per mostrare più superbia mi ha rimandata la mia lettera indrieto, et detto al messo che non vole restituire le bestie, anzi che gl’incresce che ne restituisse una parte a’ dì passati a’ miei preghi,
A questa cosa io non so pigliare rimedio, perché anchora ch’io fosse ito o di nuovo andassi sul luogo, so che questo fiorentino et con le sue leggi et più con la forza vorebbe vincere, et più presto la mia andata sarebbe a preiudicio che a profitto del Stato di vostra excellentia,
Questo paese che questi di Pietrasanta vorebbono occupare, non è da lasciar perdere così pianamente, perché va a confinare col stato de la Marchesa di Massa, et per quella via potemo noi condure sali et altre robe di tutta quella spiaggia, che se fiorentini l’usurpassino, vi porrebbono la gabella, con grandissimo detrimento di questo paese.
L’huomo che sarà portatore di questa, suplirà a bocca dove io mancassi nel scrivere, perché credo che ne sarà informatissimo,
bisognerà a mio giudicio che se si havremo a condurre su queste confine, che l’una parte e l’altra vi vada con quella gente sola che sia atta a iudicare di tal lite, perché per l’odio che è tra li Nostri di Vagli e li homini de la Capella et di Pietrasanta, si potrebbe attaccare una scaramuzza di mala sorte. et dovendo vostra excellentia mandarvi io non sarò buono, salvo se vostra excellentia non mi desse compagnia di dottore et persona bene instrutta,
ma saria forse meglio che la causa fosse commessa o a Lucca o a Sarzana, siché senza andare quelli che sono parte sul locho, si giudicasse per la iustitia, ché la lite mi par che stia in prove di testimonii, qual sia quel luogo che nomina lo instrumento Aquaruolo, et quali sieno quelli che si chiamano le pascoli d’Arni, pur vostra excellentia farà il suo parere:
in buona gratia de la quale mi raccomando.Castelnovi, XIII Iulij 1523.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 18 luglio 2022
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