Fortini · Lettera n. 465
- Mittente
- Lucentini, Franco
- Destinatario
- Fortini, Franco
- Data
- 2 marzo 1960
- Luogo di partenza
- Torino
- Luogo di arrivo
- Milano
- Lingua
- italiano, francese
- Incipit
- Caro Fortini, | come uovo di Colombo, il Saulnier (di cui vidi la Renaissance e il Siècle Philosophique,...
- Explicit
- Ciao e molti saluti, con molta amicizia | tuo Franco Lucentini
- Regesto
-
Lucentini, parlando con Saulnier (di cui ha letto la Renaissance e il Siècle Philosophique) del programma generale di Fortini per la nuova collana, è giunto alla conclusione che la "Que sais-je?" può servire da autorevole banco di prova per tale programma nel passaggio dalla programmazione teorica alla prospezione concreta. A una prima fase ricostruttiva ancora "ideale", con la compilazione di una bibliografia, seguirebbe un confronto consapevole e avveduto con la "Que sais-je?", accettandone, oppure respingendone le ragioni, «in tutta libertà spinoziana».
Lucentini acclude 2 note compilate su istruzione di Einaudi relativamente alla prima sottosezione. Si scusa per il tono «tra polemico e oracolare» assunto per necessità di scrittura. L'idea di Einaudi sarebbe che Lucentini e Fortini facessero lo stesso lavoro di ricerca e studio, partendo rispettivamente dalla prima (archeologia, arti figurative, ecc.) e dall'ultima sezione, scambiandosi note e contro-osservazioni. Intanto Fortini continuerebbe a occuparsi dei titoli già in cantiere. Lucentini spera di riuscire a conciliare questo lavoro con quello svolto con Solmi per la "Nuova Libreria".
I vantaggi del procedere in senso opposto al percorso deduttivo compiuto da Fortini nell'elaborazione teorica sono molteplici:
1) vedendo ciò che è stato concretamente fatto, si eviterebbe di tentare l'impresa imprudente e rischiosissima di realizzare in Italia ciò che non è stato fatto all'estero;
2) si reperirebbero opere non solo da tradurre, ma da prendere a modello. Per esempio, rifacendo "all'italiana" la storia dell'arte di Du Colombier, correggendone l'«impalatabilità» per noi dal punto di vista del linguaggio critico. I modelli potrebbero essere anche italiani (della Hoepli, ad esempio). Oppure si potrebbe riprendere vecchi trattati, riassumerli e aggiornarli, come fa spesso la "Que sais-je?";
3) si definirebbe a posteriori il carattere di «italianità» e «einaudianità» conferibile alla collezione. Questo, più che nella scelta di temi e autori, starà nella «tecnica culturale e pedagogica» impiegata nelle trasposizioni a partire da un vastissimo materiale. - Note
Lettera siglata F.L.dm
Numerazione ds delle pagine [n. 1]–n. 2
- Testimoni
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Siena, Centro Studi Franco Fortini, Franco Fortini, Corrispondenza, scatola VII, cartella 44, Franco Lucentini a Franco Fortini, lettera n. 1
Originale, dattiloscritto.Fogli sciolti, 2.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura.
Note: Carta intestata «GIULIO EINAUDI EDITORE TORINO».
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Torino, Archivio di Stato di Torino, Einaudi, Serie «Corrispondenza con collaboratori italiani», cartella 83, fascicolo 1263 («Fortini»), 469-470, 471-472, 473-474
Copia, dattiloscritto.Fogli sciolti, mm 280 x 220, 2.Indirizzo presente, correzioni.
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Siena, Centro Studi Franco Fortini, Franco Fortini, Corrispondenza, scatola VII, cartella 44, Franco Lucentini a Franco Fortini, lettera n. 1
Testo non disponibile.
Scheda di Elena Arnone | Ultima modifica: 17 marzo 2020
Permalink: https://epistulae.unil.ch/projects/fortini/letters/465