Fortini · Lettera n. 1081
- Mittente
- Fortini, Franco
- Destinatario
- Giudici, Giovanni
- Data
- 20 febbraio 1989
- Luogo di partenza
- [Milano]
- Luogo di arrivo
- [Milano]
- Note alla data
- Poesia «L'incontro» a stampa, con data «nov. 88».
- Lingua
- italiano, inglese
- Incipit
- Caro Giovanni, solo tre giorni fa mi sono comprato in Grecia...
- Explicit
- Grazie e abbiti questo inedito che, come capisci, ti deve (immeritatamente) qualcosa. Tuo | Franco Fortini
- Regesto
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Testo della poesia inedita L'incontro, che deve (immeritatamente) qualcosa a Giudici. Tre giorni prima Fortini ha comprato il «Festbuch» cui ha contribuito anche Giudici con una nota puskiniana, che lo conferma nell'idea che le versioni d'autore sono atti (auto)critici per sfuggire alla «anxiety of identity».
- Note
Il testo della poesia L'incontro presenta varianti ortografiche ai vv. 4, 19 e 22 rispetto alla redazione presente in Composita solvantur.
- Testimoni
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Milano, Centro Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale, Giovanni Giudici, Serie «Corrispondenza», fascicolo «FORTINI FRANCO»
Originale, stampato e manoscritto.Fogli sciolti, mm 295 x 210, 1.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura.
Note: Poesia «L'incontro» a stampa datata «nov. 88», con dedica aut. del 20 febbraio 1989.
Indirizzo del mittente su busta: «Fortini | V. Legnano, 28 | 20121 Milano».
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Milano, Centro Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale, Giovanni Giudici, Serie «Corrispondenza», fascicolo «FORTINI FRANCO»
- Edizioni
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- Fortini, Giudici 2019, lettera n. 62, 164-166
L'incontro
Ghiaccia la pioggia tra luci violette
incontro a un capolinea, a una beatrice?
O, a notte folta, finzioni dilette
di un cine infame, Excelsior, Fenice?
Con le mie voglie in me solo costrette,
com'ero giovane! Come felice!
Uno, che fui e che ora è vento, andava
per le vie di sua cieca anima schiava,
quando, schiusa la bocca sopra i corti
canini radi acuti, ecco una donna
– adusata, o mi parve, agli angiporti –
sull'ampio culo ben tesa la gonna
venirmi incontro a passi lenti e forti
di sé feroce facendo colonna,
di petto immenso e capo altero e come
grevi di bestia sui cigli le chiome.
Con due unghie puntate a mezza vita
m'arrestò, mi squadrò, sorrise appena.
Poi disse: "Tu non meriti salita
tanto al membro ti è flebile la vena.
Esci dal sogno, carne mal fornita,
stolida di vecchiezza e di error piena."
tacque e sparì come va nave in ombra.
E il suo furore la mente mi ingombra.
Se la mente mi ingombri, immagine empia
di un me che contro me sempre si avventa,
secca è ancor la lingua, arde la tempia.
Là nella valle che il nulla tormenta
portami al sangue che la vita adempia,
Ecate cara scarmigliata e lenta!
E un nome avevi, o dea di crine e d'ira,
Carla o Zaira, Isolina o Diomira.
nov. 88
20.2.89
Caro Giovanni,
solo tre giorni fa mi sono comprato in libreria (quei disgraziati non me l'hanno ancora mandato!) il Festbuch cui tu hai voluto contribuire con quella tua nota puskiniana; che mi conferma nell'idea che le versioni d'autore sono atti critici anzi autocritici per aprirsi una via e sfuggire alla anxiety of identity. Grazie e abbiti questo inedito che, come capisci, ti deve (immeritatamente) qualcosa.
Tuo
Scheda di Elena Arnone | Ultima modifica: 27 settembre 2019
Permalink: https://epistulae.unil.ch/projects/fortini/letters/1081