Ariosto · Lettera n. 89
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Lucca, Anziani di
- Data
- 4 giugno 1523
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Lucca
- Note alla data
- Fondora data al 10 giugno; Cappelli corregge; Stella accoglie la datazione al 4 giugno.
- Lingua
- italiano
- Incipit
- A questi giorni hebbi una di Vostre Signorie in rachomandatione di alcuni padri di Santo Augusto
- Explicit
- ché d'ugni cosa mi paiono li assassini signori, e non il mio Illustrissimo, né voi Magnifici Signori
- Regesto
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Ariosto ha da tempo ricevuto una lettera di raccomandazione in favore di alcuni preti di Sant'Augusto. Non vuole favorirli, benché non ricordi come avesse deciso di agire al momento della ricezione della lettera. Ritiene infatti che siano tutti pregiudicati e meritevoli di essere puniti. Ariosto spera che da Lucca arrivi un aiuto per prenderli.
- Testimoni
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Lucca, Archivio di Stato di Lucca, ATL, 541, fascicolo 3, lettera n. 33, 607-608
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto, mm 290 x 215, 2 fogli.Lettera firmata.
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Lucca, Archivio di Stato di Lucca, ATL, 541, fascicolo 3, lettera n. 33, 607-608
- Edizioni
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- Fondora 1862, lettera n. 35, 41
- Ariosto 1887, lettera n. 78, 137-138
- Ariosto 1965, lettera n. 89
- Ariosto 1984b, lettera n. 89
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
magnifici etc.
a questi giorni hebbi una di Vostre Signorie in rachomandatione di alcuni padri di Santo Augusto alli quali sono molestate et turbate alcune terre da uno Streglia dal Silico, et pare che in quella Vostre Signorie habbino ricordo che per una altra mia io promettessi di mandare per li fratelli di dicto Streglia perché sodasseno et assegurasseno dicti padri,
quello ch’io scrivessi non so perché non servo le copie delle lettere, et non ho tanta memoria che io mi ricordi tutto quello che ho facto,
potria essere ch’io havessi scripto, ma s’io scripsi così fu mio errore, perché sono poghi delli dicti fratelli che non siano banniti o condennati, et s’io potessi haverli in le mani haverei da castigarli di maggiore fallo che di questo, ma epsi sono più forti in questo paese che non sono io.
È vero ch’io ne ho uno in prigione, il quale quantunque io non creda che sia buono, pure è il mancho cattivo delli altri,
se li dicti padri manderanno o constituiranno in questa terra uno che dica per loro, io manderò uno comandamento a questi fratelli che non debbino molestare sotto qualunque pena, dicte terre, se compariranno saria bene facto, che fusse qui chi dicesse la ragione delli frati et di ragione non mancherò loro, pure che la forza non possa più che la ragione,
ma se Vostre Signorie vorranno aiutare questi padre li potrà aiutare con facti dandomi uno giorno modo di havere questi ribaldi nelle mani, altramente la ragione si potrà dire, ma non fare, né solo in le terre di questa ducale provincia, ma ancho in quelle di Vostre Signorie, che d’ugni cosa mi paiono li assassini signori et non il mio Illustrissimo, né voi Magnifici Signori
in buona gratia delli quali mi rachomando sempre,Castelnovi, 4 Iunij 1523
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 27 giugno 2022
Permalink: https://epistulae.unil.ch/projects/ariosto/letters/89