Ariosto · Lettera n. 55
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Alfonso I d'Este, duca di Ferrara
- Data
- 25 novembre 1522
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Ferrara
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Per ubidire alla excellentia vostra ho fatto chiamare gli homini de la Vicaria di Trasilico
- Explicit
- ma non ne farò altro contratto finché non ho novo aviso da vostra excellentia salvo ch’io pagherò li balestrieri e le spese de la condutta
- Regesto
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Ariosto vuole far decadere Tommaso Micotto dall’incarico di podestà del Trassilico. Ha concesso ai sudditi sei giorni, ma dopo due soli ha ricevuto una richiesta di proroga dell’incarico di Tommaso Micotti di due mesi. In difficoltà, ha proposto loro di eleggere un podestà provvisorio. Informa, quindi, Alfonso del nuovo podestà Achille Granduccio, uomo colto, dottore in legge, benvoluto da tutti e da Ariosto stesso. Cambiando argomento, passa allo scontro tra il capitano di Camporgiano e Leonardo da San Romano, causato dall’ostinazione del capitano di giustizia nell’esigere il pagamento di una penale nonostante l’imputato avesse ricevuto la grazia da parte di Alfonso. Ariosto analizza la controversia e ne sottolinea gli aspetti favorevoli per l’esattore e quelli che avrebbero portato lui, il poeta, in una situazione analoga, a comportarsi in maniera opposta. Chiede al duca di comportarsi con equità, e paragona il proprio modo di riscuotere le tasse e le penali a quello del capitano, sottolineando la necessità di mettere al corrente di tutto il che il fattore ducale (Alfonso Trotti). Anche lui pretende i suoi «due bolognini per lira», tanto più perché a Castelnuovo il compito dell’esattore è faticoso. In seguito rende nota l’uccisione di un uomo da parte di quattro briganti: Balduccio, un prete di nome Matteo, che verrà ucciso, e altri due che non vengono nominati. Ariosto scrive di avere motivo di sospettare che tra Balduccio e il capitano di giustizia possa esser stato stipulato un accordo e prosegue nella sua denuncia portando come esempio la vicenda di un omicidio compiuto da un padre e da un figlio. La sua richiesta è che il duca confermi o smentisca i suoi dubbi rispetto alla corruzione dei pubblici ufficiali delle vicarie di Castelnuovo. Scrive di una mancata risposta da parte del notaio di Camporgiano e aggiunge che gli uomini della Vicaria non hanno voluto pagare Raffaele da Carrara (il 22 giugno di quell’anno), e che il capitano ha promesso vendetta. Riassume, poi, una lettera che invia assieme alla propria in cui Giovan Giacomo di Frassinoro si dimostra contrariato a causa dell’avversione di Ariosto nei confronti di Domenico d’Amorotto. Ariosto cerca di non dichiarare aperta inimicizia a Domenico Bretti, che pure aveva avanzato la pretesa di essere eletto commissario di Reggio e della montagna, con il favore di Alberto Pio, e chiede ad Alfonso di fare lo stesso o di dargli disposizioni. Con un ulteriore cambio di argomento anticipa il tema della lettera seguente: è ormai necessario che a Pierino Magnano vengano confiscati i beni mobili, ma chi scrive non sa che cosa confiscare. Pagherà i balestrieri.
- Testimoni
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 16, ins.15, cc. 19-20
Originale, manoscritto autografo.Fogli sciolti.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente.
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 16, ins.15, cc. 19-20
- Edizioni
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- Ariosto 1862, lettera n. 12, 29-35
- Ariosto 1887, lettera n. 44, 76-82
- Ariosto 1965, lettera n. 55
- Ariosto 1984b, lettera n. 55
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Cabani 2016 = Maria Cristina Cabani, «Qui vanno gli assassini in sì gran schiera» Ariosto in Garfagnana, Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, 2016, pp. 44-50
- Nomi citati
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- Balduccio da Careggine
- Balestrieri
- Biagi, Raffaele
- Bretti, Domenico
- Cantello, Gian Giacomo
- Costantino da Castelnuovo
- esattore di Camporgiano
- Granduccio, Achille
- Leonardo da San Romano
- Magnano, Pierino
- Matteo, prete
- Micotto, Tommaso
- Pio, Alberto
- prete da Reggio
- prete da Sillano
- ser Tito
- Trassilico, vicarìa
- Trotti, Alfonso
Illustrissimo et excellentissimo Signor mio,
per ubidire alla excellentia vostra ho fatto chiamare gli homini dela Vicaria di Trasilico: et fatto loro intendere da parte di quella che elleggano un altro potestade, che vostra excellentia non vuole che ser Tomaso Micotto più faccia l’ufficio:
essi homini mi domandaron termino a far questa ellectione sei giorni, et poi tornaro in capo di dui et mi dissero che mi pregavano ch’almeno io dessi dilatione a questo Ser Tomaso che potesse venire al conspetto di vostra excellentia prima ch’io lo privassi del officio et che essi n’elliggessino un altro: con speranza che quella seria contenta che per dui messi anchora seguitassi finché fussi in capo del officio: che gli fu dato per un anno: et che essi mi facevano questi preghi perche erano pregati da detto Ser Tomaso che non gli facessino questa ingiuria et ch’essi erano sforzati haverli rispetto: fussino li suoi portamenti come si vogliano, per essere di buon parentado in questi paesi:
io né in tutto ho voluto negare la lor domanda né ancho compiacerli con disubidientia di vostra excellentia. et feci che ellessino un potestade che rendessi lor ragione, finche ser Tomaso o rifermato o in tutto excluso ritornassi da Ferrara et così ellessino messer Achille Granduccio che solo in tutta grafagnana si trova essere dottore: et veramente oltra la dottrina homo molto da bene, che ancho Vostra excellentia ne può havere havuta qualche prova, che non son molti giorni che era Iudice de Maleficij a Ferrara:
quando poi vostra excellentia vorà che o al presente o al principio del anno o a marzo che fu il tempo che questo Ser Tomaso intrò in officio che questi homini facciano la consueta ellectione, s’elleggeranno questo medesimo che hanno hora sustituito cioe messer Achille, la ellectione non potria essere migliore: se ancho elleggeranno altri io ne farò iusta relatione a vostra excellentia.
Appresso per essere alquanto di discordia fra il Capitano di Camporeggiano et uno Leoardo da San Romano al quale a’dì passati vostra excellentia ha fatto gratia libera d’una condennatione che gli havea data detto capitano, et la discordia è chel Capitano voria exigere il caposoldo cioè dui bolognini per libra de detta condennatione, allegando che la mente di vostra excellentia non è di donare quello che proviene agli officiali: io son stato alquanto sospeso di determinare questa diferentia che da una parte mi pare che l’exactore non debbe haver guadagno dove non ha fatica di riscodere, et io che sono exactore a Castelnovo e simelmente ho d’havere li dui bolognini per libra mai non gli ho domandati di condennatione ch’io habbia riscossa da l’altra parte la ragione del capitano non mi pare di poco momento, che dice questo essere per suo emolumento, et che levandogli li emolumenti non ci potra vivere: et che se non ne havrà frutto non farà per l’a venire dele condennatione. siché prego vostra excellentia che si degni di chiarirmi quello cho da far o più presto da tolerare circa questo, perché il capitano ha voluto ogni modo detto caposoldo.
ben la suplico che non faccia come si dice de l’un figliolo et del altro figliastro, che dovendo havere lui li dui bolognini per lira anch’io li habbia tanto più che io ho la fatica del exigere che esso li ha senza fatica di exigere: perche a Camporeggiano et poi ancho uno exactore seperato che oltra quelli del capitano tolle ancho egli dui bolognini per lira, et come vadano quelle exactioni di quella Vicaria il fattore lo debbe sapere, se mai ne vede conto.
Perché vostra excellentia sappia tutto quello che accade in questa provincia. io scrissi adi passati a quella ch’el Capitano predetto haveva havuto nele mani un Balduccio il quale insieme con prete Matheo e dui altri ribaldi havevano gettato giù d’una balza et amazato un poverhomo, il qual balduccio se era venuto a porre spontaneamente in mano del detto Capitano, et che intendendo io che lo tenea molto sciolto et per questo havendo suspicione chel Iudice e il malfactore fussino daccordo insieme, commisi al notaro di camporeggiano non ci essendo il capitano che gli Commettesse da mia parte che non lo lasciasse senza mia licentia et che poi senza farmine intendere alcuna cosa lo absolse et liberò di prigione a questo non mi è stato mai dato alcuna risposta.
appresso ho a significare a vostra excellentia un’altra cosa simile non per dir male ma perché Vostra excellentia intenda tutto quello che intendo io pertinente a questo officio:
fu a’dì passati fatta una rissa qua su a San Romano dove padre et figliolo intervenne ad uno homicidio, et io di questa cosa examinai dui o tre testimonij che deponevano assai gagliardamente ch’el padre et il figliolo n’erano colpevoli, e tal testificato mandai al detto capitano,
Appresso intesi non già ch’el capitano mai me n’habbia avisato né detto parola, ch’el padre se era andato a porre in prigione et poi ho sentito che è stato liberato et absoluto:
Signor mio Illustrissimo a me pare se in queste cose non fosson fraudi non si schivariano di communicarle meco, et vengo in dubbio che detto capitano non metta in effetto quello che, essendo già in contesa con gli homini de la sua Vicaria che gli negavano di dare un certo premio per havere esso fatto iustitiare un ribaldo: disse presente molti homini da bene: che poi che di questa executione di Iustitia negavano di premiarlo impiccaria per l’avenire le borse e non li ladri,
questo non ho scritto per referire male, ma per aduertire vostra excellentia che quando le fusse raportato che qui non si fa iustitia, ella non creda che sia mia colpa
io havrei più ardire di riprenderli se non fusse che allegano c’hanno comprato l’officio et che bisogna che se ne rivagliano. pur o comprino o habbiano in dono, mi parria lor debito che di queste cose che importano mi dovesson far participe
Appresso un messer Zan Iacomo il quale sta alla badia di Frassanoro et al quale ho qualche obligatione per honore che sempre a me et alli miei ha fatto quando mi accade di andare et di mandare inanzi e indrieto, et per questo ma più perché mi credo che sia gran servitore di vostra excellentia l’amo e desidero ogni suo bene: esso mi scrive la qui inclusa lettera per la quale si duole come vostra excellentia vederà,
Vostra excellentia giudichi se si duole a ragione o torto, di questo fo ben fede a quella che per quello ch’io lo conosco glie molto fedele et affectionato, et ancho ser Tito qui notaro potria di questo fargli piu certa testimonianza:
esso scrive et ancho più volte ha cercato di persuadermi che Domenico d Amorotto sia buon Servitore di vostra excellentia, che esso sia o non sia, vostra excellentia lo debbe sapere meglio di me: io per me di questa bona opinione di Domenico non son ben chiaro. perché gli effetti che per li tempi passati ho veduto mi paron contrarij: pur, havendo esso più possanza in questi paesi che non hanno li officiali di vostra excellentia, non mi pare che sia fuor di proposito di mostrare di credere che più presto ne sia amico che inimico, finché un dì messer Domenedio prouegha che possiamo più di lui:
Io mi son sforzato fin adesso di tenermilo per amico et ancho di persuadere a lui che Vostra excellentia l’habbia per buon Servitore: et questo credo che sia stato bona causa che fin adesso non ha: sotto specie di partialità di haver molestata questa provincia.
Se questo mio discorso par bono a vostra excellentia prego quella che ancho con extrinseche demostrationi si sforzi di tenere Domenico se non amico almen non nimico: Se ancho le par meglio ch’io faccia altramente, me ne dia norma:
Io ho da significare a vostra excellentia come a questi di dui preti l’uno da reggio et laltro qui da Sillano, andaron a trovare il Signore Alberto da Carpi a lucca mandati da Domenico d Amorotto il quale Domenico domandava di essere fatto commissario similmente del piano di reggio come e dela montagna et saccompagnaro qui con uno al quale per via disseno questo che andavano a fare, et questo l’ha riferito a me et dettomi come il Signore Alberto ha fatto a Domenico quanto ha domandato:
Qui si dice che pierino Magnano si è presentato al conspetto di vostra excellentia, quando sia vero aspetto da lei intendere come m’ho da reggere circa la confiscatione deli suoi beni:
io ho fatto condurre certa poca quantità di grano, che era ad una sua possessione: anchora che si sieno (come ancho ho scritto) appresentati chi dicon haverlo comprato dal figliolo, l’ho fatta condurre qui in rocca: et ci faro ancho condurre un poco di vino, et tutto quello che di lui si trova mobile: ma non ne farò altro contratto finché non ho novo aviso da vostra excellentia. Salvo ch’io pagherò li balestrieri et le spese dela condutta:
Altro non occorre al presente. in bona gratia di Vostra excellentia mi raccomando.Castelnovi xxv 9bris 1522
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 02 settembre 2023
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