Ariosto · Lettera n. 200
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Strozzi, Giovan Francesco
- Data
- 29 marzo 1532
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Padova
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Pel messo di vostra Signoria ho havuto una sua lettera
- Explicit
- se poi vi parrà che vi sia data la lunga, potrete poi provedere alli casi vostri
- Regesto
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Ariosto ha avuto una lettera con la quale è venuto a conoscenza della morte del padre di Giovan Francesco Strozzi. Ha parlato con Bonaventura Pistofilo, che non si è ancora occupato della questione matrimoniale. Ha parlato con Guido Strozzi, il quale ora teme che le proprie entrate economiche non siano sufficienti. Ariosto e Alessandra cercheranno di aiutarlo, ma non si può procedere senza il consenso di Guido. Il documento dotale di Giovan Francesco è però in mani sicure. Non ha ancora mostrato il documento al Pistofilo perché l’uomo è stato molto impegnato: non è infatti neppure riuscito a parlare con Simona degli Uberti, che è ancora a casa della figlia. Con l'aiuto della donna, la risoluzione del problema diventerà più agevole. Ariosto terrà informato Giovan Francesco Strozzi.
- Testimoni
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Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Cl. I.E, It. 4, lettera n. 2
Originale, manoscritto autografo.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente.
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Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Cl. I.E, It. 4, lettera n. 2
- Edizioni
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- Barotti 1765, lettera n. 9, tomo VI, pp. 400-401
- Antonelli 1884
- Ariosto 1887, lettera n. 184, 292-294
- Sforza 1926
- Ariosto 1965
- Capra 1974
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Ariosto 1984b = Lettere, in Ludovico Ariosto, Satire, Erbolato, Lettere, (Satire a cura di Cesare Segre; Erbolato a cura di Gabriella Ronchi; Lettere a cura di Angelo Stella), Milano, Mondadori, 1984 (Tutte le opere di Ludovico Ariosto, a cura di Cesare Segre, 3)
- Albonico 2022 = Simone Albonico, Ariosto, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, tomo III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Roma, Salerno editrice, 2022, pp. 3-35, p. 12
Magnifico mio honorando.
Pel messo di vostra Signoria ho havuto una sua lettera per la quale ho inteso la morte del suo Magnifico padre, cosa che mi è dispiacciuta, perché d’ogni piacere e dispiacere di Vostra Signoria ne son participe come debbe essere un amico per l’altro, ma queste cose son tanto generali che non si può dire altro se non confortarla a conformarsi con la volontà di Dio et havere patientia.
Circa l’altra parte, io ho già (come io scrissi a Vostra Signoria) parlatone con messer Bonaventura e da lui hebbi intentione che farebbe quel medesimo effetto che’l desegno nostro: era, c’havesse a fare il frate; tutta via non l’ha fatto anchora, io li sarò alle spalle: e farò che lo farà ogni modo
ho parlato all’amico di novo e cercato che si risolva, ma gli è tanto lungo in tutte le sue cose che gli è impossibile cavarne ferma resolutione, et adesso massimente si rende più irrisoluto del solito, perché si trova molto di malavoglia che la maggior parte del suo si trova sotto l’acqua, et ha quasi dubitatione che le entrate che gli ha non possano suplire solamente al vivere di casa, perché, come sapete, ha gran spesa alle spalle.
Dio sa che né per Madonna Alessandra né per me manca di fare tuttavia bono officio e di combatterlo per amor vostro, ma non si può havere dale persone se non quello ch’esse vogliono.
Il vostro decreto è in loco salvo del quale come io credo havervi scritto parlai a messer Bonaventura il quale mi disse che essendovi quella clausula per sé e figlioli e descendenti non accadeva altra riformatione.
Ma non ci è stato tempo di farglilo vedere perché per il male del Duca nostro che ha havuto qualche giorni et per altri travagli non ha havuto tempo di vederlo ma se gli farà vedere, e lo soliciterò, che faccia quest’altro effetto, benché non l’ha possuto far fin adesso perché la figliola de l’amica la quale è maritata in questa terra è stata male di parto e la madre è stata a casa sua sempre.
Non si è mancato fin qui benché io non vi habbia scritto altramente di fare il debito nostro né si mancherà,
Parlato che si sia alla donna se si potrà disporre: credo che’l resto sarà facile, e subito vi si aviserà, se poi vi parrà che vi sia data la lunga, potrete poi provedere alli casi vostri,
altro non occorre me vi offero e raccomando sempre, e così Madonna Alessandra.Ferrariae 29 Martij 1532
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 10 gennaio 2024
Permalink: https://epistulae.unil.ch/projects/ariosto/letters/200