Ariosto · Lettera n. 192
- Mittente
- Strozzi, Alessandra
- Destinatario
- Strozzi, Giovan Francesco
- Data
- 26 ottobre 1531
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Padova
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Questa sarà in risposta di tre lettere di vostra Signoria
- Explicit
- che senza rispetto mi comandino c'ho gran piacere e desiderio di far lor cosa grata.
- Regesto
-
Alessandra Strozzi, che scrive per rispondere alle ultime tre lettere di Giovan Francesco, non è ancora riuscita ad acquistare i 'drappicelli', e non acquisterà il velo: conserverà il denaro per i tessuti. Non si fida del conte Lorenzo, che dice di non aver ricevuto la lettera di Alessandra. Comunica la propria felicità per la promessa di matrimonio. Dà poi notizie riguardo al cancelliere (forse Guasparro Obizzi), malato di febbre, spostatosi tra Padova e Venezia e ancora infermo: questa è la ragione per la quale non ha ancora portato a termine i propri doveri. Scrive di aver ricevuto il lino, e lo ringrazia, salutando anche con molto affetto la madre e le sorelle.
- Testimoni
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Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Cl. I.E, It. 4, lettera n. 9
Originale, manoscritto di altra mano.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente.
Note: Di mano di Ariosto, a nome di Alessandra Strozzi
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Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Cl. I.E, It. 4, lettera n. 9
- Edizioni
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- Barotti 1765, lettera n. 5, vol. VI, pp. 393-394
- Antonelli 1884
- Ariosto 1887, lettera n. 201, 325-327
- Sforza 1926
- Agnelli-Ravegnani 1933
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Albonico 2022 = Simone Albonico, Ariosto, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, tomo III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Roma, Salerno editrice, 2022, pp. 3-35, p. 13
Molto Magnifico messer Zan Francesco mio honorando.
Questa sarà in risposta di tre lettere di vostra Signoria alle quali fuor ch’una ch’io le scrissi di villa non ho possuto rispondere prima perché dopo il mio ritorno non sono mai stata ferma ma andata di qua e di là come canovale,
alla prima ne la quale ella mi dava commissione di far far quelli drapeselli non potei satisfare perché mi fu data tra via quando io andavo in villa, et non mi trovando io qui se ben ci havessi scritto non havrei possuto far cosa bona, ma tosto ch’io son ritornata gli ho fatto fare e pel primo che mi accada sufficiente ve li manderò.
havevo ancho ordinato il velo per la Madonna ma il cancelliero del Signore Alexandro mi ha detto da parte di Vostra Signoria ch’io non lo faccia far più, et terrò li danari per li drapeselli.
Il medesimo che diede la lettera di Vostra Signoria al Capitano Battistino la diede anchora al Conte Lorenzo, e perché ho inteso che’l conte Lorenzo dice che non l’ha havuta sappiate che dice le gran bugie.
Io ho inteso de le nozze c’havete fatte de le quali ho preso tanto contento quanto di cosa ch’io havessi possuto udire: così Dio faccia che sieno felice e fauste e che fra pochi giorni io senta che si faccian l’altre di Madonna Lucretia e quelle di vostra Signoria.
Circa che vi dolete che’l cancelliero di questa fosse amalato a Padova e vostra Signoria niente ne seppe, Vostra Signoria sappia che quando li venne alli bagni la prima febbre accadette che vi si trovò il cavalliero degli Obici, et lo pregò che venisse a Padova ad alloggiar seco finché fosse risanato, et tanto lo persuase, che lasciò di venire a Ferrara come havea prima deliberato et andò a Padova dove hebbe un’altra febbre che fu terzana
Et havendo egli disegnato risanato che fosse di star qualche giorno in Padova dove havria visitato vostra Signoria e gli altri suoi amici, sopragiunse il Signore Duca e lo menò seco a Vinegia ch’anchora era debole e non ben guarito, si ché li mancò il tempo di far quello ch’era il debito suo e perhò vostra Signoria lo scusi s’un’altra volta gli accadesse a venire in quelle parti rifaria questo dove hora par che sia mancato,
et a vostra Signoria molto si offerisce e raccomandaIl lino hebbi del quale oltra quello che di villa io le scrissi senza fin la ringratio, et per amor suo me lo goderò anchora che mi para che dovea bastare che l’anno passato Vostra Signoria me ne donò,
Così mi pare che la si voglia far mia feudataria, alla quale mi raccomando sempre e la priego che da mia parte abracci la Magnifica sua madre e sue sorelle e a l’une e a l’altra senza fin mi raccomando, e s’io posso lor far servitio che senza rispetto mi comandino c’ho gran piacere e desiderio di far lor cosa grata.
Ferrarie, 26 Octobris 1531
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 29 giugno 2022
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