Ariosto · Lettera n. 187
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Gritti, Andrea
- Data
- 7 gennaio 1528
- Luogo di partenza
- Ferrara
- Luogo di arrivo
- Venezia
- Note alla data
- La data sul testimone è 7 gennaio 1527 e corrisponde, more veneto, allo stesso giorno del 1528
- Lingua
- italiano, latino
- Incipit
- Supplicai alla Serenità vostra del 1515 a' dì 25 ottubrio
- Explicit
- sotto le ditte pene ut supra specificate nella gratia concessami per vostra Serenità con el suo collegio del 1515 preditto
- Regesto
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Terminata la composizione del terzo Furioso, Ariosto chiede il privilegio di stampa per l’opera. Vuole inoltre che venga punito con la requisizione degli esemplari e una multa di mille ducati per copia chiunque stampi il Furioso illegalmente. Ariosto, memore delle numerose stampe scorrette degli anni passati, chiede lo stesso privilegio avuto il 25 ottobre 1515 e sottolinea la necessità che ogni stampa sia da lui autorizzata.
- Testimoni
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Venezia, Archivio di Stato di Venezia, Senato, Terra, Reg. 24, cc. 245v-246r
Copia, manoscritto di altra mano.Manoscritto, 1 foglio.
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Venezia, Archivio di Stato di Venezia, Senato, Terra, Reg. 24, cc. 245v-246r
- Edizioni
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- Ariosto 1866, 334-336
- Ariosto 1887, lettera n. 174, 279-280
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
Serenissimo Principe et Signore mio Excellentissimo.
Supplicai alla Serenità vostra del 1515 a’ dì 25 ottubrio, io devotissimo servo suo Ludovico Ariosto nobile ferrariense et familiare de l’Excellentissimo Signor Duca di Ferrara, come, havendo già alcuni anni cum mie longe vigilie e fatiche per spasso et recreatione de’ Signori et persone de animo gentile composta una opera, di cose piacevole, et dilettevole di arme et amor chiamata Orlando Furioso, et desiderando alhora ponerla in luce per solazzo et a piacer d’ognuno, che mi concedesse gratia, la qual etiam obtenni da essa e dal collegio suo, che niuna persona né terriera né forestiera de qualunque grado esser se vogli ardisse né presumesse in le terre et loci del dominio di vostra sublimità de stampar né far stampar in forma alcuna di lettera né di foglio grando, piccolo, né piccolino, né che potesse vender né far vender ditta mia opera senza expressa licentia, et concessione de mì supplicante author di essa, sotto pena di perder tutte tal opere, che si attrovasseno stampate e de ducati mille per cadauno, che le havesse stampato o fatte stampar, vendute o fatto vender, la mità della qual pena fusse applicata a che piacesse a vostra Sublimità, e l’altra mità cum li libri stampati o venduti a mì Ludovico prenominato.
Et perché per nova leze vostra Serenità ordinò che tal gratie non fusseno viridice se non fusseno approbate per lo Excellentissimo Conseglio de’ Pregadi, questa mia opera è stata stampata da molti incorrettissima, onde mi è sta necessario prender fatica di corregerla, et anchora la ho riconzata et riformata in molti loci; e volendola hora dar fuori cum queste nove correttione, supplico alla sublimità vostra che la istessa gratia che mi concesse del 1515 a’ 25 di ottubrio, come ho ditto di sopra, se degni hora confirmarmi et de novo conceder in questa mia opera cussì corretta, et emendata, sì che niuno, né terrier né forestier di qualunque grado, presuma di stamparla o farla stampar, né venderla o farla vender, cum queste correttione nove, in le terre, loci et dominio di Vostra Illustrissima Signoria mentre ch’io vivo, senza mia expressa licentia e concessione, sotto le ditte pene ut supra specificate nella gratia concessami per vostra Serenità con el suo collegio del 1515 preditto.
Alla gratia della qual humiliter mi ricomando.Die dicto.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 19 febbraio 2024
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