Ariosto · Lettera n. 176
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Otto di Pratica
- Data
- 17 gennaio 1525
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Firenze
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Credo che a Vostre Signorie sia a mente che alcuna conventione è fra esse e lo Illustrissimo Signor Duca mio
- Explicit
- di havere li banditi e ribelli di Vostre Signorie come capitali nimici di sua excellentia
- Regesto
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Ariosto ritiene che gli Otto di Pratica siano a conoscenza degli accordi con il duca Alfonso riguardo ai provvedimenti sui banditi. Ariosto ha sempre rispettato gli accordi, considerando i banditi fiorentini allo stesso modo di quelli garfagnini; si rammarica che gli Otto di Pratica non facciano lo stesso. Ricorda ai destinatari della missiva il periodo in cui si adoperava per punire Giovanni di Pier Maddalena per l'uccisione della famiglia dei conti di San Donnino: non aveva ricevuto mai una risposta definitiva da parte delle autorità fiorentine o dal commissario di Fivizzano, al quale era stata affidata la risoluzione del problema. Ora Ariosto ha problemi con Bernardello da Ponteccio, un bandito che è fuggito a Fivizzano e ha ricevuto un salvacondotto dal commissario. Ariosto spera che gli Otto prendano provvedimenti, e afferma che in caso contrario sarà comunque disposto ad occuparsi in futuro dei banditi fiorentini come fossero ricercati in Garfagnana, perché così gli ha imposto il duca.
- Testimoni
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Firenze, Archivio di Stato di Firenze, Otto di Pratica, Responsive, lettera n. 12, filza 37, c. 4
Manoscritto autografo.Missiva raccolta in filza.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente.
Note: Autografa solo la firma
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Firenze, Archivio di Stato di Firenze, Otto di Pratica, Responsive, lettera n. 12, filza 37, c. 4
- Edizioni
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- Milanesi 1863, lettera n. 13, 336-337
- Ariosto 1887, lettera n. 163, 269-271
- Sforza 1926
- Ariosto 1965, tav. 4
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Albonico 2022 = Simone Albonico, Ariosto, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, tomo III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Roma, Salerno editrice, 2022, pp. 3-35, p. 14
Magnifici et Excelsi Domini Domini mihi observandissimi.
Credo che a Vostre Signorie sia a mente che alcuna conventione è fra esse e lo Illustrissimo Signor Duca mio di non permettere che li banditi del dominio dell’uno stiano su quel de l’altro.
La qual conventione, poi che per il prefato Signor mio mi fu notificata, ho sempre integramente observata in questa provintia a me da sua excellentia commessa, ché li banditi di cotesta excelsa Republica ho havuto nel medesimo conto ch’io ho li banditi e rebelli di sua excellentia; e quanto più mi pare di fare il mio debito, tanto mi dà più da dolere il non mi vedere rendere il cambio.
Già molti dì sono, mi dolsi con Vostre Signorie che in Fivizano e nel suo Capitaneato era dato ricapito ad alcuni che di qui eran banditi per homicidio et assassinamento facto in le persone del figliolo e de la madre delli conti di San Donnino;
e da Vostre Signorie mi fu risposto che circa a questo havevan scripto al suo Commissario di Fivizano come havesse da fare: ma qual fusse tal commissione e come quel Commissario havesse da fare, io non potei sapere mai, se non che, vedendolo pure perseverare in patire che tali ribaldi stessino in la sua provintia, mi pensai che così fusse di mente di Vostre Signorie, e mi stetti senza replicare altro, persuadendomi che per qualche ragionevole rispecto esse volessino così, e mi bastò che quelle fussino da me state advisate.
Così voglio fare ancora al presente: notificare ad epse che uno decto Bernardello da Ponteccio, bandito di questa provintia per tanti homicidij, furti, assassinamenti e violentie d’ogni sorte, che a volerle explicare non basteria né questo né dieci altri fogli appresso, poiché non trova più ricapito altrove (che non è luogo qui intorno dove non habbia facto qualche enormissimo delicto), si è riducto a Fivizano, e, per quanto mi ha referito chi lui e dui suoi compagni non miglior di lui l’un decto Pellegrino e l’altro Raphaello, ha veduti su quello mercato, hanno il salvo conducto da quel Commissario di starci sicuramente.
Io n’ho apostrofo aut voluto dare adviso a Vostre Signorie e supplicarle che se non è di suo consenso che ci stiano e che si manchi delli capituli e conventioni, sieno contente per amor della iustitia di commettere che questi tre assassini famosissimi sieno presi e fare che sia di loro exequito secondo il merito, ché mi rendo certo che anco nel dominio di Vostre Signorie habbino commesso più di un delicto notabile, et quando qualche rispecto ritenesse quelle da far questo effecto, almeno comandino che siano cacciato e non patischino che tal peste infecti il suo paese.
Se anco per qualche causa (ch’io non so) a Vostre Signorie piace che habbino ricapito e favore sul (sic s’ul) suo, io non sono per oppormi alla voluntà loro e mi basterà che non sia mancato per me di non haverne dato adviso et se bene non serò ricambiato circa questo officio e debito, non resterà per questo ch’io non observi quanto dal mio Signore Illustrissimo mi è stato imposto di havere li banditi e ribelli di Vostre Signorie come capitali nimici di sua excellentia et che in questa et in ogni altra cosa ch’io apostrofo aut possa, io non studi di sempre gratificare Vostre Signorie
in bona gratia de le quale sempre mi racomando.Castelnovi, XVIII Ianuarij 1525.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 29 giugno 2022
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