Ariosto · Lettera n. 150
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Alfonso I d'Este, duca di Ferrara
- Data
- 5 luglio 1524
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Ferrara
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Questa matina per tempo giunsi [...] e trovai tutto il paese in grandissima paura
- Explicit
- ancho vostra excellentia può credere che non venirà sempre Morgante Demino a farle restituire.
- Regesto
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Ariosto ha trovato la Garfagnana in preda alla paura. Quattrocento persone forestiere sono arrivate per conto di Pierino Magnano e di altri che hanno servito il duca: ne riferirà i nomi in un altro momento. Ariosto, che ha ricevuto aiuti dai territori limitrofi, non vuole combattere se non a seguito di un esplicito comando di Alfonso, e si rammarica del fatto che due soldati siano rimasti uccisi durante un assalto a Camporgiano. I nemici si sono, però, attaccati fra loro, ferendo gravemente uno dei capifazione. Ariosto aveva in precedenza radunato cinquecento fanti per tornare a Camporgiano, ma non li aveva inviati, perché non era stato necessario grazie all'intervento degli uomini di Morgante Demino. Alla fine dello scontro, la rocca è rimasta sotto il dominio estense. Ariosto vuole far medicare il capitano e desidera comprendere meglio il corso degli eventi. In chiusura, si lamenta esplicitamente della grazia che è stata concessa a due banditi: vorrebbe essere sempre interpellato prima che decisioni del genere vengano prese. Ritiene, inoltre, che Alfonso debba ricompensare Morgante per il suo lavoro e chiede che Camporgiano venga tenuta in maggior conto, perché è la rocca più forte della Garfagnana. Nel post scriptum informa Alfonso della prigionia di alcuni sudditi estensi: ha chiesto a Morgante di farli liberare. Gli uomini imprigionati temono che i banditi continuino a depredare i villaggi: è necessario che Alfonso provveda.
- Testimoni
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 46, ins. 48, cc. 69-70
Originale, manoscritto autografo.Fogli sciolti, due fogli (in origine un bifolio) e un biglietto.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura.
Note: Testimone fortemente danneggiato dal fuoco.
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 46, ins. 48, cc. 69-70
- Edizioni
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- Ariosto 1862, lettera n. 37
- Ariosto 1887, lettera n. 137, 226-230
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Nomi citati
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- Bogietto da Sommacolonia
- Carlo da San Donnino, figlio
- Castelnuovo, abitanti
- Costantino da Castelnuovo
- fanti
- Filippi, Acconcio
- Garfagnana, abitanti
- Giovanni da San Donnino
- maddalena, famiglia
- Magnano, Pierino
- Medici, Giovanni de'
- Nicolao da Ponteccio
- Olivo da Ponteccio
- podestà di Montefiorino
- Soardino
- Sorboli, Giovanni Maria
- Tino, Morgante del
- Todeschino
Ludovico Ariosto a duca di Ferrara Alfonso I d'Este, 5 luglio 1524
[1] <Illustrissimo et excellentissimo> Signor mio. Questa matina per tempo giunsi <in Garfagnana> et trovai tutto il paese in grandissima paura <sentendo da> questi di Castelnovo, che quasi ognuno haveva fug<gita> la sua roba, ritrovai qui circa quattrocento <perso>ne forastiere, venute ad instantia qual di Pierino <M>agnano qual di Acontio et qual di Soardino et qual d’altri che tutti hanno mostrato buona servitù verso vostra excellentia; li nomi particolari de’ quali riferirò più ad agio a quella.
[2] dela potestaria di Montefiorino eran venuti circa cinquanta fanti da molte altre potestarie de la montagna di Modana et di Reggio havevo havuto risposta a mie lettere che circa questo havevo lor scritto da Montefiorino, et prometteami di mandar sùbito buona quantità di genti, siché s’io non havessi <ricu>per<ato> quelli che havean preso havevo bona speranza che non mi havrebbono tolto Castelnovo, la mia intentione era di difendere e non di combattere, finché da vostra excellentia non havevo risposta
[3] et mi spiaque che hieri li nostri li andaro ad assaltare a Camporeggiano, et rimasero de li nostri morti circa 2, avenga che si portaro benissimo, et deli nimici sei, benché di questo il Capitano dela ragione debbe haver scritto difusamente a vostra excellentia.
[4] hoggi di nuovo son venuti dui casi per noi optimi: il primo che li nimici si sono attaccati insieme et hanno ferito il lor capitano a morte, del che havendo io havuto spia, havevo fatto porre insieme circa 500 fanti per tornare a Camporeggiano e dar lor dentro ma in questo tempo è giunto ser Costantino notaio a Camporeggiano <il quale> era prigione, et mi ha riferito che Morgant<e Demino hoggi stesso era g>iunto a Camporegiano <con> XXV cavalli e 60 schioppetteri chia<mati da le> genti del Signore Giovannino, c’havean fatto <che a loro> venisse in soccorso perché erano stati assedi<ati e fatti quasi prigio>ni, et il detto Morgante quando vide che haveano <minor for>za di vostra excellentia, fe’ loro di male parole, dic<endo che> questo era senza saputa del Signore Giovannino, et co<mandò> che lasciasson l’impresa et gli andasson drieto, et f<e’ li>berare il detto ser Constantino notaio, sanza nullo <ostacolo>, et a lui consegnò la ròcca di vostra excellentia, et gli <racco>mandò quel Capitano Todeschino che è ferito a m<orte> che gli fêsse salvare la vita et così la ròcca è <resti>tuita et è in man nostra
[5] io ho sùbito mandato i<l capitan>o con li balestrieri che vi stia dentro finc<hé non co>mandi altro, et gli ho comandato che salvi quel <Todes>chino et lo faccia medicare, fo pensiero di an<dare> domani ad examinarlo per intendere che li ha fa<tti ve>nire ché son certo che è stato chiamato da alcuni <de la> provincia, tanto più che Ulivo et Nicolao da Ponte<ccio> e dui figlioli di Pier Madalena, et il Bosatello alias <detto> Cornacchia, sono in squadra de li nimici,
[6] et qui vostra ex<cellentia> mi perdoni che mi voglio lamentare di lei un poco <per>ché <l’altro> dì essendo io a Ferrara et cercando d’una suplicatione, fra mo<lte che ve> n’erano disegnate in mano di messer Bartolomeo di pro<pria mano> ne vidi una, nela quale suplicavano questi dui fratelli <Ulivo> et Nicolao che oltra gli altri lor delitti <andaro> in compagnia ad amazzare quelli poveri conti di San <Donino> suplicavano e dimandavan gratia di certo homicid<io con tale con> che havevan la pace, et la lor suplicatione <era stata exaudita alla> libera, et era stata segnata questo <stesso> tempo ch’io ero a Ferrara:
[7] a me par che <in ogni> cosa di Carfagnini et essendo io a Ferrara <dovevo> esser domandato di che conditione eran costoro: <sed> de his satis.
[8] Vostra excellentia se un signor può essere <ob>ligato a un subdito ha grande obligo a Morgante Demino perché se aventura et la sua bona fede non ne aiutava, vostra excellentia non so quando fosse mai più per rihavere questa ròcca di Camporeggiano, perché a mio giudicio è la più forte di questo paese, et non merita già di essere tenuta da quella in sì poco conto come ella è, che non vi si debbia tenere dentro altro che un capitano doctore cum un solo famiglio, meglio saria minar queste ròcche totalmente, che tenerle senza guardia, ché oltre che tutti questi homini si lamentino fin al cielo che vostra excellentia pigli li lor denari et le ròcche che le potriano difende<re> dali assassini e da tali novità. sieno aban<do>nate, ancho vostra excellentia può credere che non veni<rà> sempre Morgante Demino a farle restituire.
Altro non occorre a vostra excellentia mi raccomando sempre.
Castelnovi,5 Iulij 1524
Servitor Ludovicus Ariostus.[10] Appresso, questi nimici hanno menato con loro alcuni subditi et servitori di vostra excellentia prigioni
[11] io ho scritto et pregato Morgante che li <fa>cci liberare se paresse <il caso a vostra> excellentia di scriverline un’altra serìa a gran sa<tisfactione del paese.>
[12] <Anchor>a questi homini hanno grandissimo sospetto che questi ribaldi di facin testa: et non potendo rubar le castella assassi<nino li homini de le> ville.
[13] per questo suplicano Vostra Signoria che non resti di <prendere la> provisione che pare a quella.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 24 giugno 2022
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