Ariosto · Lettera n. 140
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Alfonso I d'Este, duca di Ferrara
- Data
- [8 febbraio 1524]
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Ferrara
- Note alla data
- Stella 1963 (p. 579) sottolinea che nell'ed. Cappelli (Ariosto 1962) il mese, illeggibile sull'autografo, è stato in primo luogo integrato con 'Febbraio' e in seguito con 'marzo' sulla base di una grida del 3 marzo. Sforza ritiene invece la lettera databile a febbraio. Stella accoglie l'integrazione 'febbraio'.
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Circa quanto vostra excellentia per ricuperatione de l’honor mio <ha deter>minato che s’habbia a fare quando sarà tempo di confirmare
- Explicit
- S’altro avrò <da riferire a vostra e>xcellentia, lo farò per altre lettere, ché questa è lunga <assai
- Regesto
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Riguardo alle disposizioni di Alfonso sull'elezione del podestà di Trasilico, Ariosto è contento. Altra notizia positiva è la cattura di Genese (Giovanni di Pier Maddalena), che Ariosto tiene in prigione e vuole interrogare, con l’aiuto di Achille Granduccio. Non serve che venga inviato il commissario di Frignano: Ludovico Albinello ha già da tempo condannato Genese. Soffermatosi su Bernardello (da Ponteccio) e Simon prete, parla poi della condanna di altri banditi, soprattutto di quelli che avevano soggiornato a Ceserana, illustrandone gli spostamenti e i metodi di sopravvivenza. Scrive che i balestrieri garfagnini non sono in grado di sconfiggere i malviventi, perché questi si muovono sempre in gruppo. Gli abitanti dei comuni non possono aiutare Ariosto perché tutti sostenitori di una delle fazioni; i funzionari di Lucca e Firenze sono troppo lontani e l’aiuto del commissario di Barga non basta. Se insieme ai balestrieri ci fossero dodici fanti, sarebbe più semplice vincere. Per fare giustizia bisognerebbe dare fuoco alle abitazioni e alle chiese: più volte ha tentato di far prendere i banditi a San Romano, ma i balestrieri non sono riusciti a catturarli. Accenna nuovamente al commissario di Frignano. Afferma di non volere che il Genese riceva dei salvacondotti da Lucca. In chiusura scrive di aver fatto comunicare a Porfirio e Polinoro da Vallico di recarsi a Ferrara dal duca.
- Testimoni
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 45, ins. 47, cc. 66-68
Originale, manoscritto autografo.Fogli sciolti, un bifolio.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura, segno di sigillo.
Note: Testimone fortemente danneggiato dal fuoco.
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 45, ins. 47, cc. 66-68
- Edizioni
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- Ariosto 1862, lettera n. 36
- Ariosto 1887, lettera n. 131, 218-223
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Nomi citati
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- Albinello, Ludovico
- Antonio da Cento
- Balestrieri
- banditi di Lucca, Firenze e Garfagnana
- Benetti, Lorenzo
- Berardi, Piero
- Bernardello da Ponteccio
- Contardo, Simone
- Donatello da Sommacolonia
- fanti
- Firenze, abitanti
- Firenze, bargello
- Genese
- Granduccio, Achille
- Lamia, Salvatore
- Lucca, abitanti
- Lucca, bargello
- Magnano, Battistino
- Moro dal Sillico
- Nicolò, cognato di Pierino Magnano
- Nicolò da Monte
- Ogno, prete da
- Polinoro da Vallico
- Porfirio da Vallico
- prete da Ceserana
- Riario-Sforza, Francesco
- San Romano, banditi
- Sillano, prete
- Trassilico, podestà
Ludovico Ariosto a duca di Ferrara Alfonso I d'Este, [8 febbraio 1524]
Illustrissimo et excellentissimo.
[1] circa quanto Vostra Excellentia per ricuperatione del honor mio <ha deter>minato che s’habbia a fare quando sarà tempo di confirmare o di <eleggere> di nuovo il potestà di Trasilico, io ne resto molto ben con<tento> et satisfatto da quella alla quale rendo infinite gratie, così <di> questo come ancho di haver comesso che Genese mi sia da<to ne> le mani il quale prima che le lettere di Vostra Excellentia sien giunte io l’<ha>vevo havuto: et così l’ho nel fondo dela torre con li ferr<i> a’ piedi, né temo che mi sia tolto, perché non mi fiderò a <comp>iacentia d’huomo del mondo alleggerirli la prigione <come> io feci al Moro dal Silico,
[2] domani fo pensiero <di comin>ciare ad examinarlo ché qui è rimaso luogotenente d<e la Ragione> un messer Achille Granduccio di questa terra il quale già <fu giu>dice al Maleficio a Ferrara, che serà ottimo <per tale> officio perché c’è pratico et homo da bene, et < tut>tavia con lui.
[3] Se poi Vostra Excellentia vorà mand<are il commissario di> Frignano o altri il potrà fare: ma non acca<de, perché G>enese è già condennato la vita per la morte <del conte Gio>vanne ché messer Ludovico Albinello alhora Capita<no lo ha c>ondennato et la condennatione appare sul libro de’ Malefi<cij sì> che non accade a darne altra sententia, et quando ancho <accadesse> questo messer Achille si oferisce di fare il bisogno,
[4] il <commissario> di Frignano non potria venir qui senza spesa di questa <provin>cia et questi homini fuggeno le spese più che ponno, se <a> Vostra Excellentia pare che facciamo la cosa da noi o pur se <aspe>tti altro mandato, quella faccia <il voler suo.>
[5] <Se c>ontra Simon prete io havessi scritto alquanto gagliarda<me>nte tratto un poco dal sdegno che mi negassino di dar <que>sto prigione, io mi emendo et non voglio dar la colpa a Simone, perché so che sua intentione era di darmilo sùbito che io lo richiedetti et ancho li altri suoi figlioli c’hanno più senno erano del medesimo parere, ma solo il prete il quale ha assai del arrogante et si tien troppo savio, viet<ava in>sieme con Bernardello et altri simili a lui che non mi <fosse> dato.
[6] Quando ho mandato a tôrre il prigione, Bernarde<llo insieme> col prete erano andati non so dove, Simone <mi haveva> mandato a dire ch’io lo mandassi a torre, e <chiedendomi> scuse et domandandomi cento perdonanze l<o consegnò> alli balestrieri.
[7] Serà ben fatto a mio pa<rere et ancho di> Simone a non lasciare che Bernardello en<tri per qualche> tempo in quelle ròcche, perché è con troppo dispi<acere di tutto il> paese ch’un scelerato come quello habbia <ad habitarvi>.
[8] Et se per havere già morto Bertagna, et merita qualche gratia, secondo le gride <che furono> fatte, s’intende perhò (sì come ancho <fu da me publi>cato) c’habbia gratia havendo le paci dali <suoi nimici, et in>tanto si può contentare d’un salvo condotto, <ma non che> debbia andare per tutta la provincia a suo modo.
[9] Circa gli altri banditi sono stati (come il capitano <ne havrà> riferito a Vostra Excellentia) un gran pezzo a Cicerana <et poi sono iti> a Careggine et stato qualche giorno quivi fortificati <nel campa>nile dela chiesa: poi sono ritornati a San Romano <dove> stanno il più del tempo in la canonica di quella chiesa la <quale è presso m. Nicolò, cognato> di Pierino Magnano.
[10] <et> quando li balestrieri sono iti a torre questo prigione dicono d’haverli <veduti> da lontano che erano circa diciotto et mai non vanno in m<eno> di XV et sempre dove vanno si riducono alle chiese, et <qui> da chi per amicitia, da chi per paura si fanno portare mangiare as<sidua>mente da gli homini dela terra, et per questo io non posso conden<nare né> li communi né gli homini particolari, ché non si può provare <che> altrove habbiano recapito che dali preti contra li quali io n<on ho> authorità et già l’ho domandata alli vescovi di Lucca <e di S>arzana et non me l’hanno voluta dare:
[11] Io non vegh<o modo> alcuno da farli dar ne la rete, perché li nostri balestri<eri non sono> atti affrontarli per sé, chi domandasse soccorso a lu<chesi e fioren>tini, non credo che mandassino lor bargelli fin qu<i, per esser tr>oppo discosti, et quando ancho li mandassino, no<n potrebbono man>darli tanto secretamente che li banditi non f<ossino advertiti, et ha>vriano tempo di levarsi; né homini del paese m<ai potrei man>dare che non fusson di factione, et qui tutte quest<e famiglie> hanno uno ordine, che come una factione <si muove> sùbito quelli de l’adversa parte avisano li lor <seguac>i in l’altre terre.
[12] Circa questo già son parecchi dì <che il commis>sario di Barga è meco in pratica ch’io lo tenga a<visato> dove questo Donatello et Baptistino et li compagni si <riducono,> et che quando mi manderà un homo il quale già io co<nosco et> è de la factione contraria di questi ribaldi: ch’io mandi <sùbito> li balestrieri, perché havrà in ordine parecchi homi<ni da prendere li> assassini, io non ho mancato di far sempre il deb<ito mio, ma non si>amo mai venuti a concl<usionesùb>ito in questa terra et di qui volano dove poi bisogna.
[13] <Se con> questi balestrieri fussino dieci o dodici fanti siché <senza> richiedere homo del paese io potessi porre venticinque <homini> insieme, il Capitano de’ balestrieri mi dice che anderia per tutto, <et> non lasceria fermare questi tristi in luogo alcuno.
[14] Et ha<ve>ndo questo braccio bisogneria un’altra cosa a mio giudicio che’l <de>tto capitano havesse commissione da Vostra Excellentia che in tutti <que>lli luoghi dove trovassi che banditi fussino alloggiati <che> ci fussino o non ci fossino li banditi alhora dentro ca<cciasse sù>bito il foco, et maxime in le canoniche dele chiese <e most>rassi il capitano farlo come da sé.
[15] Io son st<ato più> volte in animo di far bruciar questa canonica <di San Romano> che non è mai sì povera che non habbia qualche ban<dito; e g>ià due o tre volte v’ho mandato li balestr<ieria>lcuno che quando sono intrati dentro hanno tr<ovato anchora> il letto caldo, et non è possibile che’l bandi<to non vi fosse alho>ra, pur tutta la terra è stata unanim<e a negare di haverlo> veduto,
[16] questo San Romano è luogo alto, c<he gli homini non> vi ponno ire che non sieno veduti: Io, come <ho detto, volevo> comandar che brugino quella canonica, poi ho h<avuto timore> che quel messer Nicolò che è sollicitatore a Roma, non <soffra> qualche fastidio in Roma, ma se Vostra Excellentia com<anda al ca>pitano quanto ho detto saria un’opera santa et far <altretanto> al prete da Sillano a quel da Ogno da Cicerana <da Carreggine et> finalmente a quante chiese sono in questo paese ché <tutte, parte> perché li preti voglion così, parte perché non ponno fare <altrimente, servono di ricetto> di banditi.
[17] <Poic>hé Vostra Excellentia mi scrive che’l comissario di Frignano è per venire prima <a> Ferrara che possa venir qui, io diferirò di mandarli la lettera <a lu>i direttiva finché da Vostra Excellentia havrò altro aviso.
[18] <Circa> al salvocondotto che questo Genese diceva havere da’ Signore luchesi, <ho> già provisto siché non mi potrà obstare né per quanto intendo li <Signori> luchesi l’havevano fatto, ma l’officiale del luogo dove fu <p>reso, il quale havrà patientia:
[19] <Giorn>i sono Vostra Excellentia per un’altra sua mi commesse ch’io coman<dassi a Por>phirio e Polinoro da Vallico di venire a trovare <Vostra Excellentia et> così mandai sùbito li comandamenti al potestà <di Trasilico> che li mandassi a Vallico, et hoggi m’ha riferito <di haverlo fatto> et che Porphirio l’ha havuto in persona, quell’ al<tro invec>e l’ha havuto alla casa,
[20] S’altro havrò <da riferire a Vostra E>xcellentia, lo farò per altre lettere, ché questa è lunga <assai:>
< in buona gra>tia de la quale mi raccomando.
Castelnovi, viii Februarij 1524.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 23 giugno 2022
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