Ariosto · Lettera n. 106
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Otto di Pratica
- Data
- 6 agosto 1523
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Firenze
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Anchora ch'io creda che 'l Magnifico potestà di Barfa habbia fatto intendere a Vostre Signorie
- Explicit
- perché non hanno altro al mondo che la persona, io non ho potestate alcuna.
- Regesto
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La lettera riguarda l’accusa di omicidio mossa a Giuliano Grigoro, che Ariosto ritiene opera di Bogietto da Sommocolonia, che non è suddito estense, ma anzi è un bandito del duca. Ariosto non consente che vengano incolpati i propri sudditi per un crimine compiuto dai banditi lombardi e difende l’innocenza dei sudditi di Massa. Rivede alcune precedenti considerazioni sulla buona fede di Baccio della Masa, ritenendolo invece un collaboratore di Donatello da Sommocolonia, ossia uno dei peggiori banditi fiorentini. Ariosto non sa a chi credere, e dunque preferisce che siano gli Otto di Pratica a giudicare Baccio. In chiusura, viene ribadita l’importanza di mantenere la concordia fra i sudditi e la difficoltà nella gestione dei banditi.
- Testimoni
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Firenze, Archivio di Stato di Firenze, Otto di Pratica, Responsive, lettera n. 4, filza 24, cc. 422-423
Originale, manoscritto autografo.Missiva raccolta in filza.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente.
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Firenze, Archivio di Stato di Firenze, Otto di Pratica, Responsive, lettera n. 4, filza 24, cc. 422-423
- Edizioni
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- Milanesi 1863, lettera n. 9, 333-334
- Ariosto 1887, lettera n. 95, 174-176
- Sforza 1926
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Albonico 2022 = Simone Albonico, Ariosto, in Autografi dei letterati italiani. Il Cinquecento, tomo III, a cura di Matteo Motolese, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Roma, Salerno editrice, 2022, pp. 3-35, p. 14
Magnifici et excelsi Signori miei observandissimi:
anchora ch’io creda che’l Magnifico potestà di Barga, habbia fatto intendere a vostre Signorie che quello Giugliano Grigoro habbia dinanzi a quelle difesa la sua causa con molte bugie, non resterò io anchora di certificarle che colui di che si duole questo Giugliano che gli amazzasse quel suo parente, non è persona di questa provincia né subdito alla iuridictione mia, anzi per quanto intendo la colpa di tale homicidio ha uno Bogietto da Sommacologna, forse aiutato da qualche lombardo sopra li quali io non ho potestade né authorità alcuna,
anzi sono banditi e ribelli del mio Illustrissimo Signore
ma s’a lui è stato fatta questa ingiuria da quelli di Sommacologna forse con aiuto di qualche uno di questi c’ho detto che a questa ducale provincia niente appertengono, che colpa n’hanno gli homini nostri di Massa; che né parentado né amicitia né forse cognitione hanno anchora con questi che l’hanno offeso, sì che egli già due o tre volte sia venuto poi ch’io sono in questo officio, cum quaranta o cinquanta persone in la villa di Massa et altrove et habbia rotto usci e casse et tolto pane et formaggio et roba da vivere et voluto essere alloggiato a discretione come se fosse rotta la guerra,
et appresso in questi tempi sono alcuni stati assassinati alla strada che non si è potuto sapere da chi, ma publicamente si è dato la colpa alli compagni di questo Giugliano.
Circa a quell’altro Bacio dela Masa, gli è vero che venne a me e mi pregò ch’io gli facessi fede appresso Vostre excelse Signorie come io non mi dolevo di lui et menò seco alcuni di questa terra di Castelnuovo ch’io tenevo per homini da bene che mi attestaro che questo Baccio era persona quieta e ch’amava la pace et la tranquillitade, et che mai non s’era interposto se non a far buone opere, per questo io lo compiacqui di fargli quella lettera, ché non sapendo io per me alcun male di lui non mi pareva ancho di dovermilo presumere et imaginare
gli è ben vero che poi da molt’altri mi è fatto intendere che costui è tutto il contrario di quello che da quelli altri mi fu dipinto, anzi che esso è consigliere impulsore capo et guida di tutti li mali che Donatello da Sommacologna fa in questa Grafagnana del quale Donatello m’ho più da dolere che d’altro subdito di vostre excellentie, ché di lui son pochi giorni ch’io non habbia grandissimi richiami hor d’avere fatto una cosa hor un’altra, da farne venire horrore a Vostre Signorie quando lo intendessino, et sul libro de le nostre condennationi è il suo nome più scritto che d’alcun altro,
Se questo Baccio habbia colpa di tanti mali, o pur sia homo da bene come quelli altri me l’havevano dipinto, io lascierò giudicare a chi lo conosca meglio di me; perché essendo gli homini di questa provincia la più parte factiosi et che parlano a passione non mi fido a dar fede più a questi che a quelli.
Vostre Signorie che sono prudentissime et piene di iustitia credo che ben ci sapranno e voranno pigliare riparo, né il mio Illustrissimo Signore dal canto suo mancherà di quanto gli sarà possibile, perché le strade sieno sicure et gli homini da bene ne’ case loro.
Per adesso saria buona opera a provedere che i subditi di Vostre Signorie non venisseno per causa alcuna né spontaneamente né chiamati in questa ducale provincia se non a dui o tre insieme per far lor facende, et non in armate come fanno tutto ‘l dì sì come anche io ho provisto di commissione del mio Illustrissimo Signore che li nostri non possano venire nel dominio di Vostre Signorie et pur s’alcuni non obediscono sono banditi e gente di sorte sopra la quale perché non hanno altro al mondo che la persona, io non ho potestade alcuna.
In bona gratia di Vostre Signorie mi raccomando.Castelnovi vi Augusti 1523.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 26 luglio 2023
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