Ariosto · Lettera n. 103
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Alfonso I d'Este, duca di Ferrara
- Data
- 17 luglio 1523
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Ferrara
- Lingua
- italiano
- Incipit
- Havevo mandato il capitano de li balestrieri qui a m. Zoan Ziliolo perché havesse in presto sin a 20 fanti
- Explicit
- pur lo fo perché tutta la colpa, se le cose non vanno bene, non cada sopra di me.
- Regesto
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I balestrieri non sono riusciti a catturare i banditi del Moro, che hanno aggredito un prete pisano e si trovano a Ceserana, anche per l'impossibilità da parte di Giovan Ziliolo di mandare 20 fanti in soccorso. Ariosto riferisce la necessità di pagare i balestrieri, e riporta la difficoltà nella gestione dei banditi da Ponteccio, a causa della paura diffusa degli abitanti, in particolare di Camporgiano, che non osano denunciarli. Denuncia anche i crimini commessi a Camporgiano, rimasti impuniti.
- Testimoni
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 33, ins. 32, c. 50
Originale, manoscritto autografo.Fogli sciolti, un foglio.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura, segno di sigillo.
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 33, ins. 32, c. 50
- Edizioni
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- Ariosto 1862, lettera n. 23, 66-69
- Ariosto 1887, lettera n. 92, 169-171
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
Illustrissimo Signor mio
havevo mandato il capitano de li balestrieri qui a messer Zoan Ziliolo perché havesse in presto sin a XX fanti che volevo che venissono di notte per provare se si potean pigliare li fratelli del Moro dal Silico che tuttavia stanno a Cicerana cioè quelli che assassinaro il prete pisano: et è tornato senza, riferendomi che da vostra excellentia messer Zoanne non ha commissione alcuna di mandar gente di qua:
a questo prego vostra excellentia che faccia quella provisione che li pare secondo che per l’altra mia scrivo:
Il Camerlingo di Camporeggiano è qui che non ha portato se non una parte de li danari deli balestrieri, et dice che quelli de le Terre Nuove cioè Dallo Ponteccio et il Castello et l’altre dela Vicaria di sopra, negano di volere più conferire alla provisione di quelli allegando che ogni modo non gli giovano ché sono assassinati et depredati da li lombardi et da altri, et non è chi li soccorra, et non solo di questa paga, ma di due passate sono debitori,
io gli ho sùbito fatto far li comandamenti con pretesto se non pagano etc. ma non si truova messo che voglia ire in quel luogo
Vederò di mandarli un balestriero se io potrò,
È passato un anno che io feci in scritto alcuni comandamenti alli padri et fratelli di quelli assassini da Ponteccio, et li mandai alli officiali a Camporeggiano, acciò che per uno di quelli messi gli mandassino, et mai non hanno potuto far che messo vi voglia andare, et più che uno dì questi citati in questo tempo è venuto a Camporeggiano a certo parlamento et il notaro del capitano che havea questi comandamenti in mano non è stato ardito di farline motto, et questo per esser di questo paese: che dice che non vole esser amazzato per questo:
Appresso certi banditi che sono assassini et sono dui deserti che non hanno né credito né séquito, stanno tuttavia a Camporeggiano, et non solo quelli officiali non si pongono alla prova di pigliarli, ma pur mai non me n’hanno scritto,
il che intendendo io per altra via, vi mandai li balestrieri et giungendo improviso si trovò che uno di questi tristi detto il Frate giocava a carte con uno da Camporeggiano col circulo di tutta la terra intorno, et come li balestrieri si scopersono lo ascosero, et lo fêro fuggire in un campo di canape:
e tutti lo vedevano e sapevano né fu alcuno che volesse cennare alli balestrieri et fra gli altri ci era ser Costantino da Castelnovo ivi notaro il qual poi si excusa che non vole essere amazzato, et appresso colui che ivi fa l’ufficio del cavalliero, stette quel dì medesimo a battere su ‘n’ara con questo ribaldo, il quale da XX giorni in qua ha assassinato circa sei persone in più volte poverhomini che veniano di Maremma et tolto loro fin a 15 ducati.
m’incresce che par che qui io non habbia da fare altro che di riferir male: pur lo fo perché tutta la colpa se le cose non vanno bene non cada sopra di me,
A vostra excellentia humiliter mi raccomando.XVII Iulij 1523.
Servitore Ludovico Ariosto.
S’io volessi ancho aggiungere che a Camporeggiano o in quella Vicaria si son fatti maleficij di più sorte contra li quali non si è mai processo direi male ma direi perhò la verità.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 22 luglio 2022
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