1114
Originale, documento originale
Lettera firmata, firma autografa, segni di piegatura, correzioni
Manoscritto autografo
Gregoriano
Come Einaudi avrà saputo da [Claudio] Rugafiori, Fortini non ha avuto bisogno della sua testimonianza per la faccenda [Giovanni] Testori. La cosa si è risolta con una lettera di [Vittorio] Sereni al «Corriere» e qualche riga di [Alberto] Cavallari. Ma Fortini vuole che Einaudi sappia cosa significa la sua immediata solidarietà; tanto più se la si confronta con quella cautelosa di qualcuno e, soprattutto, col rifiuto (mascherato, com'è solito, da pessimi argomenti) da parte di Natalia [Ginzburg] e, suo tramite, di [Italo] Calvino. Certo Fortini non poteva aspettarsi altro da quest'ultimo, che ha approfittato dell'occasione per fare bella figura. La corruzione arriva ben lontano. Einaudi ne è preservato da una certa collocazione e una certa educazione sociale, e Fortini, che gli vuole bene, vorrebbe che nel cinquantennio del suo lavoro potesse liberarsi da quello che «di morto e di falso» negli ultimi 20 anni si è lasciato deporre addosso. Quasi certamente è impossibile dire di più, se non ancora grazie, in nome del coraggio che forse non hanno più, ma che ricordano di avere avuto.
Questa lettera fa parte del progetto di Epistulae: Franco Fortini. Corrispondenza editoriale e altri carteggi.
Caro Giulio, come ti avrà detto Rugafiori non ho avuto poi bisogno della tua testimonianza per quella faccenda Testori. […] Permetti dunque che in memoria del coraggio (che forse non abbiamo più ma che ricordiamo di avere avuto) ti ringrazio ancora, anche a nome di Ruth; e ti abbraccio. Tuo | Franco Fortini