9 filze. Vd. Albonico 2022
Lettera n. 14, ins.13, cc.15-17
Originale, documento originale
Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura, correzioni, segno di sigillo
Manoscritto autografo
Giuliano
La lettera si apre con una richiesta di grazia da parte di Ariosto, propenso a perdonare un uomo di nome Bastiano (che non è, però, il Coiaio) e suo zio Leone, feritisi a vicenda. Si appella alla legge che permetteva di esonerare dalla pena chi non fosse mai incorso in multe di alcun tipo. Chiede, quindi, che sia concessa agli uomini una dilazione e che siano fatti uscire di prigione. Racconta poi dell’assassino di Tonio da Isola Santa ad opera di Balduccio da Careggine. Non perde occasione di mettere in risalto ironicamente il comportamento del capitano di Camporgiano, che si era allontanato, venendo meno ai propri doveri, nel momento in cui Balduccio da Careggine si era consegnato spontaneamente alla prigionia. Ariosto preferirebbe che il bandito scontasse la pena a Castelnuovo, perché ha avuto notizia delle condizioni di eccessivo benessere di cui il bandito sembra godere nella Vicaria. Stanco del lassismo e dell’impunità di cui godono i malfattori del luogo, rimarca l’importanza di dare loro una giusta pena, portando come esempio l’uccisione di Giovanni, conte di San Donnino, non priva di note macabre, e i tentativi di corruzione perpetrati dai diversi appartenenti alle fazioni di banditi. Ariosto rende conto dei provvedimenti. Riferisce anche alcuni accordi presi con quattro degli Otto di Camporgiano, in occasione di un suo soggiorno sul posto. Dopo aver passato in rassegna le condizioni dei due ribaldi con cui ha maggior consuetudine − Pierino Magnano, probabilmente non ancora arrivato a Ferrara, e Bastiano Coiaio −, chiude accennando alla necessità di una conferma del capitano di Camporgiano o della nomina di un nuovo capitano.
Questa lettera fa parte del progetto di Epistulae: Lettere di Ludovico Ariosto.
Bastiano presente exhibitore viene per suplicare al Signore nostro in suo nome, e forse ancho per suo zio Leone […] et hora che le cose son pacifiche, credo ch’ogni homo da bene ci veria volentieri.