Ariosto · Lettera n. 160
- Mittente
- Ariosto, Ludovico
- Destinatario
- Alfonso I d'Este, duca di Ferrara
- Data
- 30 luglio 1524
- Luogo di partenza
- Castelnuovo di Garfagnana
- Luogo di arrivo
- Ferrara
- Lingua
- italiano
- Incipit
- La lettera di vostra excellentia di 21 di questo <mese>, appresso il buono effetto venuto con quella de li 25 schioppeteri
- Explicit
- dove parlerò e mi sforzerò che sia fatto provisione alle rocche de le Verugole: del successo aviserò poi vostra excellentia
- Regesto
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Ariosto è contento dei venticinque fanti inviatigli. Essi sono stati ricevuti con onore e sicuramente potranno prestare servizio in occasioni future. Non li ha fatti fermare a Castelnuovo, ma li ha inviati a Sassi, con la speranza di riconquistare la rocca. L'operazione è però difficile, perché la rocca è ben difesa e perché si trova al confine tra la giurisdizione fiorentina e quella lucchese. Alfonso ha chiesto ad Ariosto di prenderla, ma Ariosto non ha notizia di alcun castellano lì, ma solo della possibilità che qualche bandito si sia rifugiato nella chiesa di Sassi, di proprietà del nipote di ser Ferdiano. Chiede che il duca si ricordi degli abitanti di Ceserana, che ancora subiscono le conseguenze della multa pagata. Un castellano nella rocca di Sassi sarebbe di certo un fatto positivo: anche il prete sarebbe d'accordo. Aveva pensato di designare due fanti, ma poi ha deciso di chiamare gli uomini di Terre Nuove. Parla poi di Casaia, di Pierino Magnano e del capitano dei balestrieri di Giovanni de' Medici, che fino a poco tempo prima era stato presso la casa di Ariosto per essere curato. Pierino e Casaia si accusano per la colpa della rivolta a Camporgiano. Ariosto ha letto a Pierino e agli altri i ringraziamenti da parte del duca. Si è inoltre occupato di parlare con gli uomini di Fivizzano, di Scalicagnana e di Camporgiano. Ha avuto notizia da due abitanti di Lucca, di ritorno dalla Lunigiana, di un possibile ritorno degli uomini di Giovanni de'Medici.
- Testimoni
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 52, ins. 55, cc. 78-80
Originale, manoscritto autografo.Fogli sciolti, un bifolio.Lettera firmata, firma autografa, indirizzo presente, segni di piegatura, segno di sigillo.
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Modena, Archivio di Stato di Modena, Archivio segreto estense, Archivio per materie, Letterati, 3, Ariosto, Ludovico, lettera n. 52, ins. 55, cc. 78-80
- Edizioni
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- Ariosto 1862, lettera n. 44
- Ariosto 1887, lettera n. 148, 244-249
- Ariosto 1965
- Ariosto 1984b
- Bibliografia
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- Stella 1963 = Angelo Stella, Per una nuova edizione delle Lettere di L. Ariosto (con lettere e manoscritti inediti), in «Giornale Storico della Letteratura italiana», vol. 140, fasc. 432, 1963, pp. 566-601
- Nomi citati
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- Antonio da Cento
- banditi di Lucca, Firenze e Garfagnana
- Barone
- Barone da Scola
- Bartolomeo da Gragnanella
- Casaia, Francesco
- Casanova, Cristoforo
- Ceserana, abitanti
- Gherardi, Gherardo
- Lucca, abitanti
- Lunigiana, ufficiali
- Magnano, Pierino
- Malaspina, Spinetta
- Mancuccio, Gian
- Medici, Giovanni de'
- parente di Pierino Magnano (da Barga)
- Parente di Pierino Magnano (da FIvizzano)
- parte francese
- Ponticelli, Ferdiano
- Ponticelli, Ferdiano, nipote di
- Salicagnana, abitanti
- scoppiettieri
- Sorboli, Giovanni Maria
- Todeschino
- Verrucole, castellano
Ludovico Ariosto a duca di Ferrara Alfonso I d'Este, 30 luglio 1524
Illustrissimo et excellentissimo Signor mio.
[1] La lettera di vostra excellentia di 21 di questo <mese>, appresso il buono effetto venuto con quella deli 25 schioppeteri <e così> il castellano mandato per le ròcche dele Verugole, sono sta<ti> tanto grati agli homini da bene et amatori di pace di questo pae<se> che di nuovo quella può far conto di haversegli acquistati per fid<e>lissimi subditi.
[2] Alla lor giunta tutti li banditi hanno sgombrat<o> il paese né credo finché ci stiano che se ne senta alcuno.
[3] I<o> ho messo di questi schioppeteri una parte a Camporeggiano <et> una parte a Castelnovo ma né a Castelnovo né a Camporeggiano li lascierò fermare, perché vorò che vadano in volta per il paese; et così hieri cominciai et ne menai meco una parte a Sassi, per far provisione a quella ròcca come vostra excellentia per la sua mi commette. dela qual ròcca non so se quella n’habbia ricordo, ma sappia che gli è luogo molto più forte dele Ve<ru>gole e di manco guardia assai, et fra gli altri Christopho<ro> Casa nuova ne potria dare cognitione a vostra excellentia che già l’ha veduta et parlatone meco.
[3] È situata in luogo importan<te> perché è alle confine di fiorentini et de’ luchesi, et tan<to> vicina a Castelnovo, che quando accadesse un bisogno et vi fosse un castellano questi homini più volentieri vi fuggiria<no> le sue robe et le sue brigate, che non fariano a B<ar>ga et ne l’altre terre vicine come hanno fatto a questi d<ì>.
[5] Et perché Vostra Excellentia mi scrive ch’io veda di haver questa ròcca i<n> le mani et ch’io vi ponga un castellano a mio modo, io fo coniectura che a quella sia stato scritto, che qualche bandito La tenesse et qualche nimico di vostra excellentia. quella sappia che in quella ròcca non sta alcuno, né ancho vi può stare, perché è tutta discoperta.
[6] gli è ben vero che in questi sospetti il Casaia et <a>lcuni de la parte francese c’havean sospetto de li banditi <de la> parte taliana che da <ha> fatto venir Pierin Magnano, si erano ridutti a Sassi per<ché la chie>sa di quella terra la quale è congiunta con la ròcca è d’un <An>tonino nipote del quondam ser Ferdiano, e la più parte d<e la t>erra di Sassi è de la parte francese, et per questo non solo <adesso>, ma ancho in gli altri tempi li banditi che sono dela parte fr<ancese> spesso dànno di capo a Sassi, con grandissimo dispiacere de <la> parte talliana che non voria che li inimici havessino rid<otto> alcuno, et non pongono all’incontro che essi tagliani teng<ono> la ròcca di Cicerana et quella del Silico che son qui in su gli oc<chi> a Castelnovo et con molta più querela del paese perché né a Sassi né a quella via è mai stato fatto assassinamento alcuno, ma di quello che sia stato fatto da quest’altro canto vostra excellentia si debbe ricordare: anchora li poverhomini di Cicerana stan nel danno deli cento ducati che pagaro al prete.
[7] Saria ogni modo ben fa<tto> che ne la ròcca di Sassi stesse un castellano, col suo salario c<he> sono undici lire al mese che paga questa gabella di Castelnovo <et> credo che habbia certo poco anchora de condennatione,
[8] <Forse> un homo con un famiglio basteria a guardarla per tempo di p<ace> et li banditi sapendo che ci fosse un castellano non capita<riano> a Sassi, et il prete medesimo nipote di ser Ferdiano e que<sti> homini me ne pregano, perché il venire che fanno li banditi et s<eguaci> in quel luogo non è lor se non dannoso, ma non li ponno ne<gare> per haverli essi già serviti neli lor bisogni, di dar lor ma<ngiare> et bere.
[9] Et perché vostra excellentia mi scrive ch’io vi ponga un Cast<ellano> a mio modo secondo che mi pare il bisogno, havevo pensa<to di> porvi dui di questi schioppetieri mandati, ma vedendo che <non> c’è alcun coperto ho lasciato stare et ho fatto chiamare <li homini> dele Terre Nove per domani a parlamento li quali homini <sono ob>ligati a riparare questa ròcca, perché vostra excellentia dona <la tassa de la> metade de le lor condennationi, et farò che sùbito
[10] queste genti del Signore Giovannino so <il> Casaia e prete Bartolomeo da Gragna<nella et altri> di questa parte francese , ma io non ho <di ciò sento>re né indicio alcuno, et se ben il Casaia et il detto <prete si pa>rtì et andò a Sassi, il Capitano de la Ragione mi <fece fede> che fu di suo consiglio et commissione, et questo perché hav<endo Pi>erino fatto venire questi banditi, et da l’altra parte <ha>vendo il Casaia fatto venire de gli altri forastieri dela <c>ontraria parte, et dubitando che l’una parte e l’altra si attaccasse insieme perché ne vedeva di manifesti segni, consigliò <li> detti Casaia et il prete più presto a levarsi che a tener qui pericolo di voltare ogni cosa sottosopra, et così feceno.
[11] Hora Pierino quanto può s’affatica di voler mostrar che la partita di questi sia stata una ribellione, et quando questo Capitano del Signore Giovannino rimase ferito a Camporeggiano, Pierino oltra ch’io havessi mandato li balestrieri mandò una quantità deli suoi a tôrlo, et se lo voleva far portare in casa, et poi ch’io l’ho havuto in ròcca ogni dì veniva o mandava a <per>suaderlo che si levasse di qui et andasse a casa sua perché sta<ria g>ia meglio, di modo che ho havuto fatica a far che questo fe<rito> aspect<as>se la risposta di vostra excellentia, Et questo Pierino facea tutto per<ché> <h>avendolo in casa sperava di farlo dire a suo modo.
[12] Ultima<mente> poi c’ho havuto la risposta di vostra excellentia, l’ho lasciato partire; ma prima l’ho persuaso et così è stato contento di farsi portarein l’alloggiamento del Capitano di balestrieri come loco <che n>on sia sospetto a l’una parte né all’altra; ma dubito che non <ca>mperà, pur se campa hoggi, il medico dice che n’haverà <spe>ranza.
[13] Et quanto Pierino si affatica a voler far <appari>re che’l Casaia habbia colpa di questo movimento, <altretanto fa> il Casaia per farmi vedere che se <ho sospetto che in ciò v’>ha colpa ch’ella sia di Pierino, et alleg<a che come seppe de la lor ve>nita, mandò contra a queste genti che mandaro <d>a la Scola il quale è di Lunigiana, et dui di questa <terra, cioè Ba>rone e Gian Mancuccio, et le trovaro a San Do<nino, et> il bandiraro di quelle genti il quale era da Fivizano <e parente di> Pierino Magnano disse a Barone et alli compagni <che riferissero> a Pierino da sua parte che lasciasse gli usci dela sua c<asa, che> ha nel borgo aperti perché l’haveva havuta dal capita<no come> suo alloggiamento, et che gli la salveria. Et che poi quando <il tam>burino venne a domandar la terra venne seco un parente di Pieri<no> pur da Fivizano et parlò con un altro parente di Pierino da <Bar>ga che era qui lungamente et poi quel da Barga parlò con Pierin<o> et Pierino gli fe’ mandare da mangiare et da bere per sei compagni. Et che poi che questa gente si fu ritirata a Camporeggiano, in Camporeggiano Pierino parlò lungamente col Capitano Todesch<ino> che hora è qui ferito, et anchora parlò con altri suoi paren<ti> che erano nel campo di là.
[14] Queste cose son ben vere ma <non> credo già che Pierino le facessi a male effetto, pur li <suoi> nimici le interpretano del modo che esso fa la lor <par>tita, sì che l’una parte et l’altra ha che dire, et così <è co>me la intendo io,
[15] Voglio ancho che vostra excellentia le sappia, <per>ché ne possa far quel giudicio che le pare; et come ho fatto pel pass<ato sarò> per far per l’avenire di avisar sempre vostra excellentia di tutto quello <che s>ento, et dir male et bene de l’una parte et de l’altra sec<ondo li> lor portamenti, finch’io starò in questo officio non sono per <haverm>i alcuno amico se non la giustitia.
[16] Ho fatto a Pierino et a gli altri li ringratiamenti o comenda<menti che> vostra excellentia mi commette che ho lor letto la lettera di vostra ex<cellentia ne> le parti che appertengono a loro, avenga che per un’a<ltra> di <quella> già s’era fatto il medesimo.
[17] <Ho scritt>o al Capitano di Fivizano et a quelli offi<ciali in Lunigiana e>t ho fatto far una grida publica che gli <homini di Fivi>zano et d’ogni altro luogo possano venire sicuram<ente in quest>a provincia.
[18] Ho fatto chiamare il parlamento per <li homi>ni de la Vicaria di Castelnovo, dove parlerò dele cose <de l>i homini di Salicagnana, et etiam di por sul generale la <s>pesa fatta per questo movimento, secondo che vostra excellentia mi comanda.
[19] Et lunidì anderò a far il medesimo a Camporeggiano ché per quel dì ho fatto chiamare quelli altri a parlamento dove parlerò e mi sforzerò che sia fatto provisio<ne> alle ròcche de le Verugole del successo aviserò poi vostra excellentia,
in bona gratia de la quale mi raccomando intant<o>.
Castelnovi,penultimo Iulij 1524
[20] hor hora son < venuti> dui del paese di Lucca, che dicon tornare di Lunigiana <et> riferiscono che le genti del Signore Giovannino hanno presa u<na> fortezza detta la Bastia ch’era tenuta inexpugna<bile, e> questo per mezo de li mastri che l’havean fatta, con certi <altri> et che sono a campo a un altro luogo detto Monti del Mar<chese Sp>inetta et che quelli fanti dicono che havuti questi andera<nno a> Fossadinovo, overo torneranno in Carfagnana.
Scheda di Chiara De Cesare | Ultima modifica: 24 agosto 2022
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